“Sentivo mie le parole di John Fante, dago, mangiaspaghetti, wop, ma le sentivo mie non in Colorado, le sentivo mie qui in una nazione che sembrava non essere per nulla destinata a me. Ero senza radici, non vedevo Torino o Milano, non guardavo verso la Mole o il Duomo come tutti gli altri. Ero proprio e davvero senza speranza, senza difesa, almeno fino a quando non arrivò quell’omino magico. Erano gli anni Ottanta. Gli anni di Diego Armando Maradona” (pp. 48-49 di Balla Juary)

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