Sorprendente. Questo romanzo di Fabio Izzo edito dalle edizioni Il Foglio, romanzo di cui avevo già segnalato l’uscita, è senza dubbio sorprendente:” La notte che restava a me, di notte a rimescolare frasi e pensieri in una vita troppo piccola se non piccola quanto la notte stessa e le sue domande..Di notte perché tutto nella vita accade di notte, anche la morte. Una notte tendente al grigio e lentamente in grado di segnarmi le strade che portano alla mia confessione letteraria del genio della strada. Una di quelle notti in cui il genio della strada si appresta a svilupparsi lungo tutto il suo attorcigliato tragitto letterario. Tutto ciò di cui si ha bisogno in una notte tendente al geniale è un amico insonne..” Questo STREAM carico di elementi -feticcio del contemporaneo, di riferimenti che spaziano dall’alto al basso, dal pop al colto con naturalezza e virtuosismo e con ritmo che fluisce a volte circolare, a volte martellante, a volte ossessivo, a volte leggero come ali di libellule nelle famose notti dove tutto accade, si propone di essere un esempio di romanzo “del terzo millennio” e di certo traccia una strada, offre delle linee guida che non vogliono guidare, delle indicazioni non indicanti, di certo si distacca e riattacca a tutto ciò che è stato scritto prima e prova, si lascia andare a ipotesi e considerazioni e pensieri, fra paratassi e prosa poetica , su quello che può essere scritto dopo:”Semplice veloce sensato amaro che è questo romanzo che magari le cose scritte rimangono ma poi si fa presto a dimenticarle da sé. Hai inizi su inzi sempre senza voler mai andare da qualche parte o voler prendere una decisione narrativa ferma ma io l’ho già detto che voi dovete adeguarvi che questa è la via che rende la letteratura unica che nemmeno il cinema o il teatro io la televisiono forse un poco la musica perché chi fermerà la musica?” Un gioco di smontaggio del linguaggio convenzionale che di certo a me è profondamente congeniale(http://www.ewriters.it/leggi.asp?Racconto=F19044.txt e scusate l’autocitazione ma dimostra quanto ci si possa immedesimare e si possa gustare un romanzo come questo “Eco a perdere” di impronta assolutamente sperimentale che un tempo voleva dire ostica ma ora non più), un gioco di virtuosismi, cosivi, di dialoghi con un alter ego che domanda cose criptiche, che passa e che permette che l’autore si specchi, che chi legge si trovi, o si perda per poi ritrovarsi quattro righe più avanti o mai più, un alter ego perfetto chiamato “il tipo delle domande” e di cui si paventa e si aspetta l’arrivo. Il gioco con Eco che viene ripreso dal titolo( e che non vi svelo) è simpatico ma è la parte meno interssante. Interessante è il linguaggio, è come viene piegato, lavorato sulla fiamma rovente. NON ancora perfetti i risultati in OGNI pagina, ma senza dubbio stupefacenti, affascinanti, sulla strada giusta per fare quello che pare essere nelle intenzioni dell’autore, che non conosco, di cui non conosco nulla se non che cita il suo omonimo meraviglioso romanziere francese Jean Claude con l’ammirazione dovuta e che tesse una tela di rimandi precisa e fitta, capace di far girare la testa, un effetto sconcerto, un effetto tutti giù per terra(talora si immagina l’autore-chiunque sia dietro la copertina a ridere e a prendersi e prenderci un po’ in giro) Ottima e coraggiosa la scelta di pubblicarlo da parte delle edizioni Il foglio, www.ilfoglioletterario.it , contattabili a questo indirizzo mail ilfoglio@infol.it , deliziosa come sempre la copertina di Oscar Celestini(oscar.celestini@katamail.com )
Francesca Mazzucato