Dove avevo già visto strade, che allo scoccare delle dieci di sera, si svuotano all’improvviso lasciando posto alla paura e allo smarrimento? Cose del genere, oltre che nella nostra incredibile realtà, si trovano anche nei libri e nei film e in particolar modo nella narrativa polacca non di genere.
Infatti il 13 dicembre del 1981 il generale Jaruzieski dichiarò la legge marziale, evento che è ormai quasi del tutto dimenticato. Per questo motivo Dukaj ha voluto scrivere “Wroniec” una fiaba magica, un sogno pieno di avventure e giochi linguistici che, allo stesso tempo, rappresenta anche una fantasmagoria sull’infanzia perduta e sulla nebulosità dei ricordi che vengono diluiti dallo scorrere del tempo martellato da eventi inutili, lo spazio della storia è sempre più spesso bombardato da quello che è il gossip.
Così, recentemente, mi ricordai che dieci anna fa circa, in una libreria vicino alla Marszalkowska, a Varsavia, comprai un libro: Wroniec, illustrato da Jakub Jabłoński. Quando lo acquistai credevo che si trattasse di un semplice libro per bambini. Inoltre, sempre dieci anni fa, credevo che un certo tipo di storie, almeno in Europa, non sarebbero tornate mai più. Mai avrei pensato di vedere città e vie inanimarsi, spegnersi alle dieci di sera ma purtoppo le soluzioni del mondo dell’uomo, di fronte a problematiche diverse, non sempre dimostrano di essere originali.
Tornando a Wroniec, vediamo che in realtà si tratta di una fiaba centrata sulla Storia maiuscola, quella di un paese sotto legge marziale, a cui si accompagna l’avventura di fantasia di un bambino destinato a formarsi in quel periodo. Dukaj ha voluto descrivere il suo libro come una “oscura fantasmagoria nazionale sotto forma di una fiaba” dove il piccolo Adaś si ammala nel periodo in cui viene dichiarata la legge marziale. Al suo risveglio, assiste quindi al rapimento di diversi membri della sua famiglia e al ferimento di sua madre da parte dell’omonimo Wroniec (Uomo Corvo soprannome del generale Wojciech Jaruzelski ). Insieme a un vecchio operaio, Jan Beton, Adaś si mette alla ricerca della sua famiglia. Al di fuori della sua camera, ad aspettarlo, c’è un città scura e grigia, dove un macchinario assorbe tutte le energie dei cittadini, impedendogli cosi di ribellarsi. Se l’inglese Alice viaggiava nel Paese delle Meraviglie il polacco Adaś è invece costretto ad attraversare, ai tempi della Repubblica popolare polacca, dove non mancano miliziani e carri arrarmati, un vero e proprio paese governato dalla paura e dagli orrori ad essa legati. Il giovane protagonista troverà diverse sfide lungo il suo difficile cammino ma alla fine vedrà correre in suo aiuto quella che all’epoca era l’opposizione politica, guidata dall’elettricista più ostinato del Paese ( chiaro omaggio a Lech Wałęsa ).
Il titolo stesso del libro, Wroniec, è un gioco di parole quasi intraducibile derivante dalla radice Wron, cioè l’acronimo polacco per il Wojskowa Rada Ocalenia Narodowego, cioè il Consiglio Militare di Salvezza Nazionale, nome della giunta militare che ha amministrato la Repubblica Popolare di Polonia tra il 1981 e il 1983 nel periodo della legge marziale. Dukaj nella sua opera mescola il linguaggio di un bambino con il linguaggio giornalistico del Partito comunista polacco, creando nuove parole che compongono canzoni e poesie di propaganda. Non mancano omaggi e riferimenti ai fratelli Grimm, a Lewis Carroll, a Cormac McCarthy, a Edgar Allan Poe, a Stefan Żeromski e a Tadeusz Konwicki.
Nie tak dawno, dawno temu…C’era una volta