Stavo leggendo ” Forms of hope” di Tomas Venclova, edizione the sheep meadow press, e sono incappato in una frase, un verso di Putinas, poeta lituano, una nazione deve maturare non solo nella libertà ma anche nella schiavitù.
Un verso che ben dipinge la problematica storia lituana a lui contemporanea. Di Putinas
(pseudonimo letterario che significa viburno) e purtroppo non esiste nessuna traduzione nella nostra lingua.
Al Dio sconosciuto
Ti canto un inno, Dio sconosciuto,
anche se, per me, sta svanendo il lugubre mistero di secoli;
Tu – incrocio sull’orbita terrestre errante
Dove di tanto in tanto torna il mio tormentato pensiero.
Per alcuni sei una rivelazione tempestosa,
Per altri sei voce che rompe l’imperante silenzio di mezzanotte.
Per me -sei questa terra, le rovine di un santuario,
Dove la vita brulicante della natura non rivela nulla.
Io, un granello di polvere di lande desolate consumate dal sole.
So che lo sei; non chi o come sei –
Il mio cuore, prima del pensiero dell’eternità
che cerco nelle galassie, tace.
Può essere che solo nella tomba scavata della terra,
Se un giorno tra la rugiada e un fiore soleggiato mi alzo
Che qui, tra i fiori profumati della terra,
Vedrò il mio Dio sconosciuto.