Why Kerouac Matters

Why Kerouac Matters è un libro che sto leggendo, al mattino, in questo particolare momento della mia vita. Il momento è particolare di suo perché posso leggere solo al mattino. In realtà ho, a volte, un’oretta anche alla sera, ma preferisco leggere dei fumetti perché la mia attenzione dopo 10 ore di pc è in fase decisamente calante.

Ad oggi, 22 gennaio 2013, non ho fatto molte cose importanti. Ho mandato delle mail e non ho ricevuto risposta.
Sono andato alla messa in ricordo di un mio amico scomparso. Ho finito di leggere un libro, il primo dell’anno, la biografia di Adam Mickiewicz pubblicata da quel mirabile editore che era Formiggini.

Giro e rigiro il mio pensiero attorno alle tre o quattro questioni fondamentali del mondo occidentale, a volte riesco a trovare anche un quinto problema tutto mio, ma solo se sono particolarmente profondo, altrimenti le giornate si susseguono identiche tra loro, una dietro l’altra, senza risposta.

Poi scopri che Keroauc è importante, più di quel che pensavi.

Adam Mickiewicz, come i grandi profeti…

Come presentare oggi al pubblico italiano Adam Mickiewicz è una domanda che non trova semplici risposte.

Poeta classico in un mondo editoriale dove la poesia gode di residuo spazio tra gli scaffali, nonostante la recente scoperta nel nostro paese dell’ars poetica di Wisława Szymborska, Mickiewicz è una figura che non ha epigoni all’interno del nostro panorama culturale.

Adam Mickiewicz è un Mazzini, un Garibaldi, un Dante; tutti raccolti all’interno dell’esistenza di una persona.

Fondamentale, per meglio capire l’arte e la vita di questo autore, è il concetto di Messianesimo polacco (1), secondo cui la Polonia sarebbe il Cristo delle Nazioni, infatti dalla sua sofferenza e dalla sua schiavitù nascerà una nuovo mondo, redento appunto dai sacrifici dei pellegrini polacchi che all’epoca combattevano “per la nostra e la vostra libertà” anche sul disunito suolo italiano. Mickiewicz stesso si impegnò in prima persona, dall’Italia alla Crimea, formando e motivando legioni polacche nel nome del suo credo messianico.

Mickiewciz, poeta e profeta impregnato di spirito messianico, si adoperò durante la sua vita in prima persona alla “religiosa” quanto astratta causa polacca in attesa della terza finale caduta di Varsavia, segnale di una Parusia nazionale prossima a venire. Lui che compose il poema nazionale di una nazione senza corpo, fece del Pan Tadeusz una sindone geografica riconoscibile dai pellegrini dannati sia dell’est che dell’ovest di questa terra.

Terminò la sua lunga esistenza in Crimea dove stava infatti cercando di formare delle legioni ebraiche già legione composte dai suoi fratelli maggiori raccolte sotto il vessillo di una messianica libertà perché profeticamente aveva capito che il destino della sua terra era legato a quella dei suoi abitanti di origini ebraica e che quindi andavano sì accolti come fratelli ma non solo, nella sua visione infatti dovevano diventare protagonisti del loro destino: polacchi, ebrei due popoli e un destino,  le sventure di questi popoli hanno trovato in Adam Mickiewicz un grande interprete, un poeta dotato della visione di un profeta, come i grandi profeti di Israele (2).

La parola di Mickiewicz, pur ispirandosi a fatti temporali, non scadette mai nel profano, fu sempre rivolta all’uomo, al suo popolo o ai popoli sapeva di religioso, ad ogni conquista, Adam Mickiewicz diede un carattere di spiritualità ed eticità. Anche  le conquiste sociali e delle libertà nazionali avevano il carattere di un concretizzarsi di un disegno di Dio, nelle sue parole.

“ Signore, Dio onnipotente! Da tutte le parti del mondo i figli di una nazione guerriera levano a Te le mani inermi. ti invocano dal profondo delle miniere siberiane e dalle nevi del Camciatka, dalle steppe algerine e dalla terra straniera di Francia. Ma nella nostra Patria, nella Polonia fedele a Te, non è premesso pregarti, e i nostri vecchi, le donne, i fanciulli, Ti pregano in segreto, piangendo. Dio degli Jagelloni, Dio dei Sobieski, dei Kosciuszko! Abbi pietà della nostra Patria e di noi. Dacci di pregarti nuovamente secondo il costume dei padri sul campo di battaglia con l’armi in pugno, dinnanzi ad un altare di tamburi e cannoni, sotto un baldacchino fatto con le aquile e le nostre bandiere, e dai alle nostre famiglie  di pregarti nelle Chiese della nostra città e dei vostri villaggi, e ai nostri figlie di pregare sulle nostre tombe. Ma tuttavia che la tua e non la nostra volontà sia fatta (3)”

La nazione per Mickiewicz non è entità geografica o territoriale ma un principio etico. La Nazione è connessione tra l’individuo è l’umanità, ha un valore religioso perché è termine intermedio, voluto da Dio, per il bene dell’uomo. Anche la Famiglia è un termine intermedio, ma tra l’individuo e la Nazione, Patria e Famiglia sono come due circoli, segnati dentro un circolo maggiore che li contiene.

“E la nazione polacca fu uccisa e deposta nel sepolcro e i re gridarono: Abbiamo ucciso e seppellito la libertà. Ma stolto era il loro grido, poiché commesso il più  grande dei delitti, avevano colmato la misura della loro iniquità, e la loro potenza finì proprio quando più se ne compiacevano. Poiché la nazione polacca non è morta; il suo corpo giace nel sepolcro, ma la sua anima ha lasciato la terra per il Limbo, ossia la vita pubblica per la vita privata dei popoli che soffrono la schiavitù nel loro paese, e fuori, per vedere le loro sofferenze. Ma il te giorno l’anima ritornerà nel corpo e la nazione risorgerà e libererà tutti i popoli d’Europa dalla schiavitù. Sono passati ormai due giorni, il primo è finito  con la prima caduta di Varsavia, e il secondo con la seconda e il terzo giorno verrà ma non finirà. e come da resurrezione del Cristo cessarono sulla terra i sacrifici cruenti, così alla risurrezione della nazione polacca cesseranno le guerre nella cristianità”

Per Mickiewicz il pellegrinaggio del popolo d’Israele dall’Egitto verso la Terra Promessa, è il pellegrinaggio di tutti i popoli che, con coraggio e perseveranza, lottano per aver un nome nel mondo. I popoli di ieri, di oggi e di sempre. In ogni popolo che cerca unità, che vuol scrollare la schiavitù, che vuol cancellare dalla sua fronte il segno di Caino in esso vi è Israele.“Voi siete nel vostro pellegrinaggio in terra straniera come il popolo di dio nel Deserto”.

Popolo è l’uomo che soffre, che anela, è l’uomo libero di spirito che non arriva con i piccoli sistemi fatti. “La chiesa aveva falsato l’ideale del Cristo le nazioni gridavano alla Chiesa di accogliere lo spirito nuovo”.

Qualcuno di voi magari ricorderà l’espressione usata da Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla da Cracovia, che, parlando degli ebrei li indicò come “i nostri fratelli maggiori”. Parole importanti di fratellanza vero ma che nascono dalla penna di Adamo Witkiewicz, fu lui infatti a coniare questa espressione in riferimento agli israeliti. Mi piace sottolineare il fatto che un Papa abbia citato uno scrittore in un mondo, quello moderno, dove un ministro italiano non molto tempo fa osava affermare che con Dante non si mangia, o qualcosa del genere…

(1) Il messianesimo polacco aveva per oggetto una profonda trasformazione degli individui e delle nazioni, sotto la guida di una nazione, la Polonia, che doveva fare per le altre quel che il Cristo ha compiuto per l’Umanità. offrire loro un modello di vita nazionale, soffrire la persecuzione e la morte politica, risorgere per provare l’immortalità dello spirito nazionale.

(2)“La parola di un poeta, potrebbe dire qualcuno. la parola di un poeta, perché anche la poesia ci offre una scintilla di verità Ma Mickiewicz è più che un poeta, egli è un grande profeta, come i grandi profeti di Israele con i quali ha tanti punti di rassomiglianza” (G. Mazzini A. Mickiewicz, in The Polish Monthly Magazine, Londra 1838)

(3)A. Mickiewicz, Gli Slavi, a cura i Marina Bersano Bergey, Utet, Torino 1947,pp.88