Bruno, Witold e Witkaczy

Bruno Schulz , l’ autore di Le botteghe color cannella, volle presentare al giovane Witold Gombrowicz, l’amico Stanislaw Ignacy Witkiewick, il creatore del Formismo. Con grande stupore di Gombrowicz, la porta della casa di Witkiewicz venne aperta da un nano, sommerso da una gigantesca palandrana. Il nano cominciò immediatamente a crescere a dismisura…Il genio si era accovacciato a terra per sorprendere gli amici con questa curiosa pantomima: ecco chi è Stanislaw Witkiewicz (1885-1939), uno dei massimi geni del Novecento. Nei suoi romanzi, nelle sue irresistibili pièce teatrali, persino nei suoi quadri,  dipinti sotto l’effetto di svariate droghe si condensano profeticamente tutte le inquietudini del Novecento a venire, con una impareggiabile, ineguagliabile, ironia.

Doppio Lunedì

Immagine

 

Ho un nuovo libro alle porte.
Una nuova collaborazione.
Maggiori responsabilità

Il mondo  invece non ha nulla di nuovo da offrire.
I poli, due, i fiumi tanti, la storia una.
La mia.
Nulla di originale davvero.
Una storia tra le tante.
Per anni ho provato a fare lo scrittore, vedendo il mondo superarmi sulla sinistra e senza freccia.
Tutto questo tempo è stato come competere in corsa con un treno, solo che la mia Smallville(1) è davvero una piccola città e io sì che mi ci sento alieno: non ho super potere, quindi posso solamente perdere correndo anche contro dei regionali ritardatari dimenticati dal grande piano delle F.s.

Così il mondo andava avanti a fax, telex, sms, mail, internet, wireless, smartphone e altre diavolerie tecnologiche inventate per superarmi e io?
Armato di penna e carta ero destinato a perdere.
Avevo così visto scorrere via amici, ragazze, occasioni e lavori.
Un mondo mobile e liquido come questo non perdona mai di certo uno come me che vuole solamente fissare su carta attimi eterni.
Ma perché poi dico mondo?
Il mondo siamo noi.
Tutti noi.
Stronzi.
Tutti noi, stronzi.
Tutti stronzi…d’ora in avanti in questo nostro contratto letterario, tra me e il mio lettore da qui in avanti…

Il mio grande sbaglio o forse il mio unico sbaglio, ma è normale che quando hai solo una cosa nella vita ti appaia grande e così mi sembra il mio errore, è quello di pensare di non aver bisogno di nessuno. Ma come può uno scrittore non aver bisogno di lettori? Certo, non ho bisogno di molti lettori, cioè faccio volentieri a meno di quelli che pensano che un libro sia un passatempo o un regalo di Natale, ma di qualche lettore se ne ha sempre bisogno.

Sono in astinenza da lettori.
Come un tossico.
Nessuno mi commenta, non ho recensione, nulla.
Son un fantasma in un mondo che non nega niente a nessuno.
Guardo Californication (2).
Un altro disperato scrittore come me.
No, non come,  lui ha una Porsche e io posso solo contare su bollette e spese mediche, che di certo non aiutano nei rapporti con l’altro sesso…
Ma poi mi diverto tra un paragrafo e l’altro a scoprire che in fondo è un telefilm cattolico, che usa i peccati per sfondare porte aperte.
Potrei farlo anche io…potrei…ma sono qui a bere un the polacco, Lipton a cui ho aggiunto della Pan Tadeusz, un goccio durante l’ebollizione; no, non è una ricetta segreta, ma un tocca fondo, altro che tocca sana, dell’anima che mi porta a ricordare la mia vita ai tempi dei palazzoni socialisti. Forse ero felice perché alienato ancora più di oggi. O forse non ero felice perché non mi preoccupavo.
La lettura dei diari di Gombrowicz mi regala sensazioni opposte.
Io come lui.
Nessuno come lui.
Debite proporzioni a parte sapere che un grande come lui ha sofferto di preoccupazioni simili alle mie mi conforta e mi sconforta allo stesso tempo.
Io come lui, ma il mondo è sempre lo stesso?
Ripete di continuo gli stessi errori e presta attenzione solo alla mediocrità e alla volgarità?

1 località sperduta nel Kansas del Dc Universe dove è cresciuto Superboy

2 Telefilm americano basato sulla vita di uno scrittore