Del mondo e di quel che non ci passa attraverso

Tanto, sempre troppo, magari troppo poco, ma non passo da qui da molto. Eppure è la mia seconda casa virtuale, Facebook ha cannibalizzato tutto, ormai i siti di riferimento sono sempre meno e passano tutti da lì.

Che poi la bipolarità di FB é tremenda, terribile e forse è proprio il male maggiore. Tutto viene mischiato nella sua home. Stamattina avevo un tag di un mio amico e dei nostri ricordi d’ infanzia, di quando si giocava a nascondino, per target di riferimento il social mi spara invece decine di recensioni di libri marchettare, per passare poi attraverso la condivisione di frasi fatte, sentimenti rubati al mondo reale per essere dedicati alla nostra cricca virtuale, oggi sgomenta in tema di attentati, tragedie e lutti. Facebook può essere uno strumento di informazione ma non lo é, assomiglia più ad un’ opera d’arte, magari della scuola fiamminga.

Che dire, David Foster Wallace studiava la televisione, ora non c’è più, altrimenti avrebbe dedicato le sue parole a questi social annichilenti, predatori, capaci di renderci ogni giorno sempre un po’ più insensibile. Tempo fa scrissi una lettera ad una ragazza che non è mai voluta diventare donna, che dedicava gran parte della sua vita ai social, incapace di gettarsi nella vita reale. Le dissi che aveva sempre troppo rumore di fondo, sempre troppo altro, sempre troppi pensieri di altri, parole di altri, foto di altri, vacanze di altri, che poi paradossalmente questo è: gattini, cibo, momenti di felicità postati forse per far più invidia agli altri che per goderceli noi effettivamente.

Così torno sui miei passi, a scrivere, qualcuno prima o poi leggerà, scrivere è sempre come inviare un messaggio in bottiglia non sai mai dove possa arrivare, perfino Alessandro Manzoni ritrovò un manoscritto, per dire. Umilmente rimetto i miei panni e penso a cosa avrebbe fatto Loco Chavez, sì il protagonista di quel fumetto argentino che è un capolavoro, almeno per me. Che avrebbe fatto, avrebbe scrollato le spalle, avrebbe telefonato a Malone, il suo amico pubblicitario combina guai, e sarebbero andati a bersi un Mate, al bar ad ascoltare le poesie di Homero dedicate ai ladri, alla gente reale. Si sarebbero presi cura del loro mondo, della gente del Barrio o come aveva ripetermi Gianrico Bezzato, scrittore acquese, la gente del Barr- Io.

Alla prossima

Vostro Fabio Izzo

 

majewski

Doppio Umano, post di Nicola Vacca

Se siete in cerca di un romanzo originale fuori dagli schemi e soprattutto lontano anni luce dai luoghi comuni della letteratura, vi consiglio la lettura di Doppio umano di Fabio Izzo(Edizioni Il Foglio).E’ la storia di un poeta africano che lascia la sua terra perché perseguitato per le sue opinioni politiche. Come Hikmet ripara in Polonia.Alle prese con l’esistenza di un amico immaginario, il doppio umano appunto, il protagonista scava nella vita difficile della sua coscienza inquieta per raccontare in prima persona la finitezza della condizione umana costretta tra mille fragilità e un senso cosmico di ingiustizia che ha profonde radici culturali e sociali.
“La storia è fatta di cicli,di alti e di bassi, e quello che era debolezza prima diventa forza poi,viviamo in un’epoca di mercanti, tutti disposti a vendere le proprie anime”.
Nel doppio fondo dell’anima si nasconde e allo stesso tempo si rivela la lotta eterna del bene contro il male. Il poeta vive i suo esilio nel dramma di questo sdoppiamento in cui kafkianamente l’assurdo tesse la trama di un destino del quale il protagonista e artefice e vittima.
Fabio Izzo si avvale di un registro narrativo essenziale per raccontare attraverso l’interiorità singolare di un poeta senza patria la sua versione della realtà sospesa tra il nulla e il tutto. Il quadro finale è visionario e allo stesso tempo tragicamente reale, appunto come i dissidi di quell’esistenziale “Doppio umano” con il quale ognuno di noi vive quotidianamente in conflitto.

 

 

 

Screenshot_3