Amo leggere le biografie, ufficiali e non, le autobiografie, i rapporti epistolari degli scrittori, grandi o meno. Che poi cosa fa che uno scrittore sia grande? Poco o nulla, non le storie che ha raccontato o come le ha raccontate ma i numeri, i numeri di vendita e forse questa è la beffa più grande per gli umanisti perché la letteratura non è una scienza esatta e non lo sarà mai, è arte, indecifrabile, alla portata di tutti con la sua semplicità.
Così ho letto il volume a fumetti sulla Szymborska e purtroppo, splendido nei disegni, non ne ho apprezzato la parte biografia, personalmente avrei scelto altri aneddoti, altri episodi ma non l’ho scritto io e va bene. Ho amato la biografia di Salinger uscita da poco, quella di David Foster Wallace, Every love story is a ghost story è in lettura in parallelo ai suoi romanzi e scritti. Tutto perfetto, come sempre, fino a quando apprendo da “The History of Polish Literature” scritta da Czesław Miłosz che Marek Hłasko ha fatto il camionista ma non solo, anche the pimp, già, il protettore, il magnaccia, e vai a riassumere una vita così, dall’ottavo giorno della settimana in poi, attraverso l’espressione dei numeri.