Di traduzione, di amore e di poesia

Il poeta Francesco Tomada, in occasione della prossima pubblicazione da parte di Terra d’Ulivi Edizioni della prima antologia poetica in italiano di Vladimir Levchev, Amore in Piazza, raccomanda e illustra in questo modo il lavoro di traduzione fatto da Emilia Mirazchiyska e da me.

Vladimir Levchev è senza dubbio una delle figure più importanti della letteratura bulgara contemporanea. Autore di quindici raccolte di poesia, tre romanzi, una collezione di racconti e numerosi saggi, non si è però limitato all’impegno privato verso la scrittura, affiancando a ciò una incessante opera di divulgazione della letteratura altrui, sia come editore e operatore culturale, sia come traduttore (ricordiamo fra gli altri le sue versioni delle poesie di A. Ginsberg, T.S. Eliot, J. Keats). Il suo spessore artistico e culturale lo hanno portato a lavorare come docente in numerose università negli Stati Uniti, così come presso l’Università Americana in Bulgaria. Inoltre, come è probabilmente necessario e indispensabile per una personalità di tale importanza, non si è mai sottratto all’impegno politico e sociale, come testimoniano la sua appartenenza alle organizzazioni dissidenti ai tempi del comunismo e la sua attiva presenza pubblica odierna.

Per quanto i suoi lavori siano stati tradotti in numerosi stati, manca ad oggi una efficace diffusione della sua poesia in Italia, in quanto le traduzioni fino a qui effettuate sono state pubblicate solo sporadicamente. La selezione antologica “Amore in piazza” va quindi a colmare questa grave lacuna e, per quanto – come è ovvio – un campionamento delle poesie non possa sostituire la lettura di tutti i lavori di Levchev, appare costruita secondo criteri esaustivi e razionali. I testi antologizzati provengono da un ampio intervallo temporale ma, nonostante questo, si combinano a delineare un quadro unitario e compatto, che identifica tre itinerari principali nella poesia dell’autore, itinerari che caratterizzano le sezioni di cui si compone “Amore in piazza”: se la sezione “Amore” è quella di ambito più privato, “In piazza” raccoglie i testi di atmosfera più spiccatamente civile, e infine “Dio” si concentra su riflessioni di carattere religioso, umano, o che forse potrebbero essere definite come filosofiche.

Nel trasporre in una lingua straniera una poesia ricca di sfumature come quella di Vladimir Levchev, appare fondamentale il ruolo della traduzione. Merita dunque spendere alcune parole su chi siano i traduttori, Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo, e poi sulla metodologia utilizzata e sugli obiettivi del loro lavoro, a cui in alcune fasi ho avuto personalmente occasione di collaborare e che pertanto ho avuto modo di apprezzare nel dettaglio.

Emilia Mirazchiyska vive e lavora a Sofia, dove dirige la casa editrice Scalino. Oltre ad aver insegnato per anni al Liceo Italiano a Sofia, già da lungo tempo si occupa di traduzione poetica dall’italiano al bulgaro. Negli ultimi anni ha inoltre maturato una notevole esperienza anche nel percorso opposto, curando la traduzione in italiano di diversi poeti bulgari come Georgi Gospodinov, Vladislav Hristov, Beloslava Dimitrova, Ivan Landzhev, Stefan Ivanov, Aksinia Mihaylova (elencati in ordine di tempo), traduzioni molto apprezzate alla loro uscita in Italia.

Fabio Izzo vive attualmente in Italia, ma ha alle spalle, oltre a studi letterari di notevole livello, numerose esperienze in paesi stranieri, soprattutto Finlandia e Polonia, che lo hanno formato dal punto di vista culturale e nella capacità di confrontarsi con la letteratura di altri stati. Autore di numerosi lavori in poesie ed in prosa, con questi ultimi ha recentemente ottenuto riconoscimenti importantissimi a livello nazionale, come il premio Città di Cava de’ Tirreni e il premio Grinzane Cavour – Sezione dialoghi con Pavese; va sottolineato come il valore della sua scrittura gli sia valso l’apprezzamento di uno dei maestri nell’ambito dell’interculturalità e del dialogo, cioè Predrag Matvejevic.

È tuttavia vero che Fabio Izzo non è propriamente un traduttore dal bulgaro, in quanto si occupa di traduzione dall’inglese in italiano. Va tuttavia sottolineato che alcune poesie di Vladimir Levchev nascono originariamente in inglese, e che molti dei testi selezionati per “Amore in piazza” sono stati tradotti in inglese dall’autore stesso in collaborazione con Alicia Ostriker, Henry Taylor, Carolyn Forche. Lo sguardo di Izzo dunque non appare quello di un lettore estraneo alla lingua originale, perché l’inglese, nel caso di Levchev, non può essere inteso come “straniero” e dunque come semplice lingua-ponte, ma va piuttosto visto come arricchimento e declinazione consapevole del bulgaro, in cui le poesie sono prevalentemente state composte.

Il lavoro di traduzione (a cui ho avuto, come detto in precedenza, il piacere di partecipare in alcuni casi) è quasi sempre iniziato a partire dalla prima versione in italiano di Emilia Mirazchiyska: in questa stesura Emilia si è sempre dimostrata estremamente attenta alle sfumature, sottolineando le possibili declinazioni di ogni singola parola e di ogni espressione, le implicazioni ed i richiami che al di fuori del bulgaro e della Bulgaria sarebbe stato forse difficile cogliere. Su questa versione, che peraltro in diversi casi è risultata molto vicina a quella finale, si è inserito il lavoro di Fabio Izzo, condotto con la sensibilità che ne contraddistingue anche la scrittura. Il testo è stato dunque lungamente cesellato e rifinito, in modo tale da rispettare le espressioni e la metrica originali dove possibile, ma privilegiando in altri l’aderenza al significato e all’atmosfera evocata. Le scelte lessicali e grammaticali sono state condotte in modo tale da adattarsi al testo, per cui i registri utilizzati appaiono decisamente diversi nel caso in cui si tratti di poesie sociali o private o civili; quello che in effetti stupisce e sorprende della versione italiana delle poesie di Levchev è che, se il lettore non ne fosse informato, difficilmente potrebbe comprendere che si tratta di una traduzione, se non fosse per l’ambientazione geografica e storica dei testi. Sorprende inoltre come la lingua italiana utilizzata appaia – soprattutto nei testi più recenti di argomento politico – estremamente prossima a quella dell’attualità, non disdegnando di appropriarsi di espressioni tipiche della divulgazione dei mass-media, mentre riesca a mutare profondamente in altre circostanze, facendosi più sospesa, rarefatta o anche ancestrale. Particolare cura è stata inoltre posta dai traduttori sull’accessibilità dei testi, e sulla loro comprensibilità da parte di un lettore italiano. Per questo la scelta delle note esplicative al testo è frutto di una lunga riflessione, sia per rendere esplicita la collocazione storico-sociale delle poesie, sia per evidenziare richiami e citazioni che sono frequenti nella poesia di Levchev; a tutte queste scelte, va sottolineato, ha spesso contribuito in modo determinante anche l’autore.

Anche se in ogni caso la traduzione della poesia porta inevitabilmente in sé il rischio di una perdita, per tutti i motivi sottolineati in precedenza, e per il modo in cui si è sviluppata la collaborazione fra Vladimir Levchev, Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo, in questa occasione la trasposizione in italiano delle poesie di “Amore in piazza” implica anche la possibilità reale di un arricchimento, sia per quelli che hanno condotto il lavoro, sia – soprattutto – per chi avrà il desiderio e la fortuna di leggerlo. Per quanto mi riguarda personalmente, scrivo queste righe di presentazione con grande piacere e sincera convinzione, anche perché, avendo avuto la fortuna di partecipare in alcuni momenti, mi entusiasma la prospettiva che in un futuro prossimo avrò l’opportunità di approfondire la stessa esperienza con Emilia Mirazchiyska sulle poesie di una poeta che ho avuto modo di conoscere personalmente e che stimo moltissimo, cioè Aksinia Mihaylova, in quanto è prevista a breve la pubblicazione di una selezione delle sue poesie in edizione italiana.

 

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