Da La Foto di Bruguel, omaggio a Wisława Szymborska

Oggi mercoledì 1 febbraio 2012 è mancata Wisława Szymborska. E’ stata, ma che dico, sarà parte della mia vita.

Solo una volta dovevamo incontrarci, o meglio io avrei dovuto assistere a un suo intervento. Era a Genova, l’anno del mio servizio civile…ma questa è un’altra storia…

Di seguito trovate un mio personalissimo omaggio, estratto da La Foto di Bruguel, libro che non leggerete mai.

1957

 

Quello che vedo è un quadro.
A dirmi la verità, non è nemmeno tanto famoso, visto che si è perso, con il passare del tempo da qualche parte su una parete anonima di un lontano museo della fredda Berlino.

La tela è dipinta in sfumati cieli di tinte celesti e in abissali mari purificati da un  pallido sole.

Ho visto questo quadro tempo fa, in una fotografia riprodotta su qualche catalogo d’arte autorizzata.

Di questi tempi serve un’ autorizzazione per tutto.
Anche per l’arte. penso mentre me sto seduta al tavolo volgendo le spalle al futuro.

– Legno delle foreste di Rzesow- penso mentre le mie dite ne grattano nervosamente la superficie piana.- Dalle venature del legno sembra sia ancora possibile risalire ai racconti delle nevi degli inverni passati…

 

Sul legno fisico e sulla neve mentale giace un foglio di carta.
Un foglio giallo e grezzo, autorizzato, come tutto del resto, dalla legale volontà della Repubblica.

In fondo si tratta sempre di carta che viene dal legno. Per scrivere una poesia,alla fine, ci vuole per forza un albero. Poesia della natura. – Salvo autorizzazione.
Bevo un bicchierino di vodka.

Per buona educazione, da queste parti quando si ricevono ospiti, si offre sempre qualcosa da bere.
Per questo motivo ho aperto la mia bottiglia miglior proveniente dalla mia piccola riserva personale non autorizzata.
La migliore che avevo in casa.
Ovviamente se è buona non è autorizzata dalla Repubblica,  ma  è una di quelle distribuite dal secondo canale.
Il canale delle persone e dei soggetti non ufficiali.

 

Ho aperto la mia bottiglia migliore pensando al rischio che hanno corso tutte quelle persone per distribuire qualcosa di proibito come questo.
Vodka come libri.
Alcool come poesie.
Emozioni che bruciano clandestinamente l’animo.
Brindo solennemente.

– Alla nostra. E mentre il bicchiere è ancora levato in aria una voce lontana sembra rispondere.- Alla tua Wisława.

 

Anche oggi ho ricevuto la visita di una vecchia amica, la poesia..

L’ospite è di casa ma questa volta si comporta in maniera diversa, inusuale nella sua immobilità: se ne sta lì, ferma, silente all’altro capo del piccolo tavolo di legno, a qualche venatura di distanza, sepolta dalla neve caduta del passato.

Questa separazione ricorda una fantasticheria di qualche tempo fa.

Una di quelle visioni giovanili che segnano le notti prima degli esami, tremolanti ed eteree nelle dissolvenza del mattino.
Dalla finestra entra una falena, attratta da un cuore che batte cieco nell’oscurità.
– Un segnale- codifico un’immagine che squarcia l’oblio di questa notte.

 

Sogno di essere al mare, persa in un panorama esotico. Non il mare di Elbląg, autorizzata località turistica della Repubblica. Sogno di essere in  qualche paesino bizzarro come Witold nella lontana Argentina o come Sławomir a Chiavari e solo in questo sogno mi  accorgo che nel dizionario, tra le parole dell’uomo, non esiste un’azione appropriata per la poesia.

Davvero, non si “poesiagisce”.

La poesia si fa.
Si scrive.
Si recita.
Si interpreta.
Imprigionata lì dov’è, dal non avere un verbo tutto suo.
Come una scimmia legata alla catena.

Incatenata al tavolo, dalla Repubblica e dalla vita.

Non è forse questa la storia dell’uomo?

Guardo, con la lentezza di uno sguardo invernale il panorama che si staglia lì, fuori da quel taglio nel muro che è la finestrella. Bianco di neve.

Come un fiocco cade il mio sguardo sul foglio. Giallo.

Affido al destino la mia poesia mentre c’è già chi si prende fin troppa cura della mia vita: la Repubblica Popolare Polacca che si preoccupa della vita di tutti i suoi bravi cittadini.

E forse, quella di una poetessa è una vita che vale di meno?

 

 

Le due scimmie di Bruguel[1]

 

Questo di maturanda è il mio gran sogno:

sul davanzale due scimmie incatenate,

fuori svolazza il cielo

e fa il bagno il mare.

 

In storia dell’uomo

balbetto e arranco.

 

Una scimmia osserva ironica la scena,

l’altra sembra appisolata-

e quando alla domanda resto ammutolita,

mi suggerisce col quieto tintinnio della catena.


[1]   La gioia di scrivere-tutte le poesie (1945-2009), Wislawa Szymborska, Adelphi Edizioni, 2009

 

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