Non avrei mai voluto scriverne
un pomeriggio qualunque
ventiseigennaioduemilaundici
senti come suona bene?
Già, in qualche modo lo senti
se ci riesco a farmi sentire
Imparammo assieme sotto il Palazzo della Cultura
che nulla, non conta, il lunedì
il mondo va avanti lo stesso
non gliene importa quel lunedì
e nulla è importante mesi dopo
anche se era un martedì
I giorni non sono ora
tristi unità di misura
ancora e no
e ancora un altro giorno.
Si erano interrotti i nostri progetti comuni
spezzati dalla casualità del caso
Restavano i riti
il caffè su tutti
a sancire la nostra amicizia
Una volta all’una
un’altra alle due
fino alle sei
La birra?
Quella no.
Quella era per i sogni,
dove un’altra vita sarebbe stata possibile.
La vodka,
ettolitri su ettolitri,
era andata via a fiumi
una disillusione dopo l’altra
gocce distillate di vita
impiantate sotto pelle
mentre torno a pensare
davvero che non avrei voluto scriverne
ed è solo il giorno dopo
non è ora
e il giorno dopo ancora
la macchina del caffè schiuma
il barista mi porge la tazzina
al mondo davvero non gliene importa
vorrei fermare il tipo
indifferente
quanto la sua bicicletta
ma come fai?
Ma com’è possibile?
La ruota?
Il ciclo?
Ci credi?
Non ci pensi?
Ah, sì…
già deve essere il parafango
per forza
a mantenere linda la sua dignità di uomo
il caffè
dio della pietà fatta schiuma
è ancora nella mia tazza
e rimarrà lì ancora non so quanto.
dedicata al Puorco-25 gennaio 2011