A Dean Koontz la corona di profeta: nel 1981 predisse Wuhan e il suo virus

L’autore Dean Koontz predisse misteriosamente l’epidemia di coronavirus nel 1981 in un suo libro inedito in Italia e intitolato The Eyes of Darkness.

Questo romanzo di fantascienza è parzialmente ambientato in un laboratorio militare cinese dove viene creato un nuovo virus da utilizzare come arma biologica definitiva visto che è pericoloso solo per gli essere umani. Il laboratorio del romanzo si trova proprio a Wuhan, in Cina, e il virus è battezzato come Wuhan-400.

Il virus di Koontz non può sopravvivere al di fuori del corpo umano per più di un minuto e non richiede un costoso processo di decontaminazione una volta che si diffonde attraverso una popolazione.

Profezia o casualità?

Il suicidio culturale dell’Occidente: la profezia di Miłosz 

Czesław Miłosz era un’umanista scettico e un critico di tutte le forme di certezze ideologiche. Dopo aver lasciato la Polonia il poeta premio Nobel fu un oppositore del comunismo, continuando a diffidare però del conservatorismo e della controcultura.

Miłosz non si innamorò mai di Stalin e degli stalinisti, eppure dopo la Seconda Guerra Mondiale accettò di ricoprire un ruolo diplomatico per la PRL diventando addetto culturale all’ambasciata di Washington DC, alla fine degli anni ’40. Sempre più disincantato dall’insediamento di uno stato di polizia nel suo paese e dai suoi controlli totalitari sulla vita intellettuale, decise di abbandonare definitivamente la Polonia mentre si trovava in Francia nel 1951. A questo punto della sua vita Czesław Miłosz venne coinvolto  anche nelle attività del “Congress for Cultural Freedom”. Il poeta polacco divenne uno dei principali collaboratori delle loro attività, organizzando riunioni, simposi e conferenze. Sebbene critico nei confronti del maccartismo e dell’isteria politica in America, il Congresso pubblicò riviste di alta qualità nelle principali lingue e affrontò la ben organizzata propaganda dell’antiamericanismo in Occidente.

Negli archivi della Hoover Institution è stata recentemente rinvenuta una lettera dei primi anni ’70. Questa missiva è ancora capace di sorprendere per i suoi aspetti politici, filosofici e morali ancora attuali. Politicamente, Miłosz ammette il valore della visione pessimistica di Burnham, destinatario della lettera, proposta ne “Il suicido dell’occidente”( The suicide of the west ) del 1964. Filosoficamente tutto viene messo in discussione, esprimendo profonde preoccupazioni per il radicalismo di sinistra della controcultura degli studenti e per il conservatorismo della Chiesa cattolica romana polacca. In altre parole Miłosz pronuncia tutto il suo scetticismo sulle certezze ideologiche, siano esse di sinistra o di destra. Infine, per quanto riguarda l’aspetto morale della lettera, questo è un avvertimento e un accorato appello a far fronte  al declino della civiltà in Occidente.

Di seguito è riportato il testo della lettera indirizzata a Burnham, appartenente alla collezione Burnham presso l’Hoover Institution dell’Università di Stanford:

 “A visitor from Poland said to me, “what I found here is an enormous spiritual Munich.”

Molto probabilmente l’ospite polacco menzionato nella lettera era Aleksander Wat intervistato a Berkley per il libro “Il mio secolo“.

Polveri d’ambra, il libro di Luca Palmarini sulle storie e sulle leggende della Polonia

È recentemente uscito un libro sulle leggende dalla Polonia, dal titolo “Polveri d’ambra”. Nell’opera di Luca Palmarini sono state raccolte e reinterpretate molte leggende delle terre polacche, alcune note, altre meno. Attraverso queste magiche storie l’autore vi accompagna in diversi luoghi di quel splendido paese, svelando l’antico carattere multiculturale che per secoli ha caratterizzato le terre polacche. Ecco, allora, che tra polacchi, tedeschi, gente di montagna, casciubi, ebrei e cosacchi, si avrà modo di conoscere diverse realtà geografiche della Polonia. Una particolare attenzione viene data a quelle informazioni veritiere che ogni leggenda contiene (quel famoso pizzico di verità), in modo da permettere al lettore di conoscere meglio le bellezze artistiche e naturali di questo paese che da molti anni Palmarini considera come la sua seconda patria

Nel volume sono intessute e raccontate le innumerevoli storie e leggende delle terre polacche. L’autore, da ricercatore appassionato e acuto, ha studiato, raccolto, vagliato e organizzato la loro densa e vertiginosa stratificazione, ha individuato e valutato tutte le fonti possibili, confrontato le diverse influenze storiche, dando vita a uno straordinario lavoro organico, accompagnato da un apparato critico che consente al lettore di ascoltare magiche voci della rimembranza perse dietro code di sogni. Così, in un viaggio tra luoghi noti e ignoti, da Cracovia ai Carpazi, da Varsavia a Lublino, da Breslavia a Danzica, sino alla Varmia, si scopre una civiltà plurisecolare e multiforme  che ci avvolge nella sua travolgente tradizione culturale.

Luca Palmarini, polonista, traduttore e dottore di ricerca presso la facoltà di Italianistica dell’Università Jagellonica di Cracovia, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche incentrate sui rapporti storico-linguistici tra Italia e Polonia. Collabora con diverse riviste specializzate e svolge attività di divulgazione e informazione in conferenze e incontri con il pubblico, per diffondere la letteratura e la storia italiana e polacca.

Adam Zagajewski: la verità non è esotica

Adam Zagajewski è un poeta polacco più volte in predicato di Nobel che non ha certo bisogno di una presentazione, almento per i lettori di questa pagina. Una sua intervista riguardante temi spirituali e religiosi è recentemente apparsa sulle pagine del  Catholic Herald.

Secondo Zagajewski quando ci rivolgiamo alla letteratura degli ultimi 100 anni troviamo scrittori come D.H. Lawrence, in perenne ricerca di una verità. Scrittori che hanno spesso tutta la loro esistenza cercando costantemente quella verità, trasformando la loro esistenza in un pellegrinaggio mistico, viaggiando dall’Italia all’Australia, passando per Stati Uniti e Messico. Lawrence è un perfetto esempio di scrittore che in cuor suo crede che in qualche posto del mondo ci debba per forza essere una verità. Zagajweski cita anche il pittore bolognese Giorgio Morandi, sentendosi  decisamente più affine a lui e e alla sua visione delle cose, cioè che tutto il mondo possa essere contenuto in una stanza.  Infatti il senso dell’essistenza per il poeta polacco non è un qualcosa di esotico ma è nel momento, nel qui, dove si è, perché in fondo, continua, come disse Pascal: il più grande disastro che possa accadere ad un uomo è quello di  lasciare la propria stanza.

 

Adam Zagajewski e Fabio Izzo, Massolit, Cracovia

La narrazione della mancanza: perché dimenticare le scrittrici della PRL?

I colpi di spugna, nella storia e nella cultura, i congressi di Vienna a livello sociale non servono a molto, risultano solo un pallido tentativo di cancellare il passato, cosa di per se, abbastanza deleteria di suo a ogni longitudine e latitudine. Con l’occidentalizzazione del mondo si è poi venuta poi a creare nell’Europa dell’Est una narrazione della mancanza che il puro intento di  giustificare ed esagerare attraverso sensi di colpa e uso di un revisionismo cecchino mirato  l’attuale convergenza con l’Occidente.

 

Questo recente tipo di story telling tende a mostrare le donne della PRL come conservatrici, poco propense al cambiamento , passive e incapaci di agire. Ma più che un rifiuto generalizzato del femminismo storico questo tipo di narrazione affonda le sue radici nella politica anticomunista del post-1989, quando in pratica, in maniera manichea, tutto è stato diviso in “buoni” e “cattivi”, le sfumature politiche cominciarono a scomparire e gli slogan pubblicitari iniziarono a dettare la morale alla società. Seguendo questi dettami si è oscurata un’intera generazioni di scrittrici, come ad esempio Irena Gumowska, che nel 1948, scrisse: “Le donne oggi devono e vogliono lavorare. . . In Polonia dopo la guerra abbiamo creato varie forme di nuclei familiari collettivi socializzati. Qui l’obiettivo principale è quello di creare cure diurne, mense e asili nido. Poi case per madri e bambini, lavanderie sociali, panetterie sociali e altri servizi sociali e cooperative” o  Wanda Melcer che, sempre nello stesso anno, si espresso così: “Considereremo il lavoro domestico indipendentemente dal sesso, presumiamo che tutti lavorino a casa e, di conseguenza, tutti abbiano gli stessi diritti e doveri. Non c’è nulla nelle faccende domestiche che dovrebbe essere fatto solo da uomini o donne, ragazze o ragazzi”. 

La maggior parte delle conquiste dell’emancipazione delle donne del dopoguerra in Polonia furono introdotte nell’area del lavoro Le organizzazioni femminili hanno svolto un ruolo importante nelle battaglie sul diritto al divorzio, sul congedo di maternità e sul codice del lavoro, introducendo cambiamenti come il congedo di maternità. Senza dubbio, il diritto al divorzio e l’introduzione di massa delle donne nel mondo del lavoro le ha rese più libere da mariti, partner, compagni e, più in generale, dai ruoli di genere tradizionali