L’idea alla base di questo umile post mi è venuta ieri, in occasione del 25 aprile, giornata fondamentale per la vita culturale di questo paese che dovrebbe nutrire e nutrirsi di libri e di autori come Pavese, Fenoglio e Meneghello ma non solo..
Infatti, discutendo proprio ieri con un’artista belga/polacco tramite la magia dei social network, sull’importanza della resistenza, discussione partita da un link di Bella Ciao ( a proposito vi invito ad andare a vedere su You tube quante versioni ne esistono al mondo, compresa quella di Woody Allen), ma dicevo…si parlava, commentando virtualmente, in un esperanto casareccio, misto a polacco, italiano e francese, della possibilità concreta e reale di rivoluzioni più o meno pacifiche e, inevitabilmente, il discorso è caduto sull’importanza dell’arte, della cultura e dei libri in questi cambiamenti.
Inutile dire che l’esempio polacco è forse il più lampante caso di cambiamento senza guerra, aiutato da una grande cultura, sfociata nella ricezione di due Premi Nobel per la letteratura, del calibro di Czeslaw Milosz e di Wislala Szymborska, un un breve arco di tempo. Ma alla fine, tornando alla discussione precedente, l’apice, lo Chapeau, è arrivato ad una semplice frase: “Mrozek la rivoluzione l’ha fatta con un lapis nei bagni pubblici“. So che già quasi tutti voi state aggrottando le ciglia chiedendovi quale misterioso significato si celi dietro a una frase sibillina come questa che nemmeno il codice da Vinci…ricordate però che la cultura è una chiave che apre molte porte: sempre.
Allora tanto per cominciare dovete sapere che Slawomir Mrozek (questa la grafia corretta: Sławomir Mrożek) era un drammaturgo polacco, autore di Tango, che ha vissuto anche in Italia. La sua penna è nota per essere acuta e tagliente, la sua ironia è un’arma sopraffina che, se volete potrete riscoprire, non tanto facilmente. E pensare che in Italia fu pubblicato da Einaudi e magari la famosa casa editrice torinese dell struzzo potrebbe riproporcelo prima o poi (nel suo paese l’hanno pubblicato da poco integralmente, vedi foto) lasciando per un attimo da parte l’aspetto commerciale per tornare alla grandeur culturale che fu, ma forse ci eravamo abituati davvero troppo bene…
“Ai tempi della Polonia socialista c’era un eroe, un padre di famiglia che rischiava del suo, compiendo ogni giorni atti rivoluzionari, complottando contro il regime. Il breve racconto, geniale nella sua brevità a dir poco, ci mostra il ritorno a casa dell’eroe, dalla moglie spaventata che ogni sera ne aspetta il ritorno o il non ritorno a casa. -L’avrà fatto anche oggi- si domanda? -Si l’ho fatto- sembra rispondere tacitamente l’eroe alla conserte, facendo capire che c’è un bene più grande da onorare, mentre posa la matita sul comodino e pensa alla frase rivoluzionaria che scriverà domani nei bagni pubblici…”
E forse, proprio per questo motivo, ci sono sempre meno vespasiani, per impedire le rivoluzioni…