Sei sono i premi Nobel italiani per la letteratura. Tre poeti, uno scrittore, una sola donna, e Dario Fo, teatrante e/o giullare. Proprio con la scomparsa de l’autore di “Mistero Buffo”, il nostro paese ha perso l’ultimo suo premio Nobel vivente. Certo dopo che l’ultima scelta svedese è caduta, in maniera decisamente controversa, su Bob Dylan, è pericoloso usare il Nobel come cartina tornasole dello stato di salute della cultura umanista di un paese, perché questo, come tutti i premi, è un premio politico, ma serve a destare una certa preoccupazione sulla condizione generale del livello intellettuale del nostro paese che sembra ormai privo di giganti, ma ricco di nani pronti ad appollaiarsi sulle spalle di questi.
Di seguito le motivazioni date dall’Accademia Svedese ai vincitori italiani:
Giosuè Carducci:
“non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”
Grazia Deledda:
“per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”
Luigi Pirandello:
“per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”
Salvatore Quasimodo:
“per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”
Il poeta è solo: il muro
Eugenio Montale:
“per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”
Dario Fo:
“seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”