Hanna Krall è nata il 20 maggio 1934 a Varsavia ed è considerata una delle migliori scrittrici polacche contemporanee. Di origine ebraica i suoi libri sono attualmente tradotti in venti lingue.
La giovane Hanna riuscì a sopravvivere alla guerra perché nascosta, in clandestinità, mentre diversi membri della sua famiglia perirono.
Dopo aver portato a termine i suoi studi in giornalismo cominciò nel 1955 a lavorare presso il giornale locale La Vita di Varsavia (Życie Warszawy) fino al 1966 quando lasciò il giornale per entrare nella redazione di Politica, noto rotocalco nazionale (Polityka) che abbandonò in seguito alla legge marziale dichiarata da Wojciech Jaruzelski, allora primo ministro della Polska Rzeczpospolita Ludowa, PRL, Repubblica popolare polacca.
Dopo l’abbandono di Politica comincerà a lavorare, qualche tempo dopo, per la “Gazeta Wyborcza”1.
Il suo primo libro viene pubblicato al tempo della sua collaborazione con Politica, correva l’anno 1972 quando fu dato alle stampe il volume intitolato “Na wschód od Arbatu” ( Ad est di Arbat, inedito in Italia) scritto dopo aver trascorso diversi anni come corrispondente da Mosca; in queste pagine viene raccontata la vita quotidiana della capitale sovietica negli anni 60, osservata dal punto di vista “privilegiato” di una straniera.
Il successo editoriale e commerciale arriverà però in seguito con la pubblicazione de IL GHETTO DI VARSAVIA, memoria e storia dell’insurrezione2 (titolo originale Zdążyć przed Panem Bogiem ) e pubblicato qui da noi, correggetemi se sbaglio, in una traduzione dal francese..
Il libro si basa sul racconto della vita del cardiologo Marek Edelman ebreo polacco e socialista, fondatore della Żydowska Organizacja Bojowa3 (Organizzazione ebraica di combattimento).
All’epoca della pubblicazione del libro Edelman era l’unico leader ancora in vita dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia.
Possiamo tranquillamente dire che quest’opera rappresenta la prima pietra miliare del percorso letterario a seguire della Krall: qui troviamo per la prima volta tutte le tematiche destinate a diventare centrali nelle sue future opere, come ad esempio le relazioni tra ebrei, polacchi e tedeschi durante l’olocausto e le conseguenze, le reazioni negli anni a seguire.
Ma la Krall è autrice votata da sempre alla ricerca della sua propria vera identità, tema comune alla famiglia degli intellettuali ebreo polacchi che per secoli ne ha dibattuto in diverse sedi nazionali, e il suo lavoro letterario è pervaso dai dettagli delle piccole storie di persone comuni perché, a suo dire, solo da loro, da queste ricostruzioni, e dalla forza intrinseca si può ricostruire il mondo, nella sua forma letteraria più pura.
Un esempio molto indicativo della sua profondità tematica lo possiamo trovare nel Dybbuk 4 dove Adam S., nato in America, dopo la Guerra, è tormento dallo spirito di suo fratello, che non ha mai conosciuto, rimasto ucciso nel ghetto di Varsavia all’età di 6 anni. La Krall qui riesce a mantenersi continuamente in bilico, in un delicato gioco di equilibri narrativi dove non affonda mai il colpo ad effetto, rifuggendo da escamotage letterari, per permette al suo lettore una doppia interpretazione, infatti non è chiaro se a tormentare il protagonista è uno spirito maligno o un profondo senso di colpa, da sopravvissuto, ma alla fine il risultato dimostra apertamente come il passato continui a contaminare, influendo in maniera importante sul presente e non sempre possiamo ignorarlo, anzi per riuscire nell’ esorcismo supremo dobbiamo arrivare alla verità più profonda.
Un secondo tema particolarmente caro alla scrittrice, sviluppato ne La Linea della vita (titolo originale Wyjątkowo Długa Linia” 5), è il complicato destino delle genti polacche nella storia e l’influenza del passato sulle loro esistenze nel presente.
Come curiosità, in conclusione, possiamo aggiungere che è stata molto amica del famoso regista Krzysztof Kieślowski e di Krzysztof Piesiewicz, infatti fu proprio il suo personaggio a ispirare l’ottavo episodio del Decalogo dove troviamo una sopravvissuta all’Olocausto impegnata ad affrontare una professoressa di etica, Mari Kościałowska, che una volta si rifiutò di aiutarla…
In Italia sono stati pubblicati da Giuntina:
Ipnosi e altre storie (1993),
La festa non è la vostra (1995),
Il dibbuk e altre storie(1997)
e La linea della vita (2006).
1Gazeta Wyborcza è un importante quotidiano polacco, diretto e fondato da Adam Michnik, ex dirigente del movimento Solidarność
2 Marek Edelman, Hanna Krall, “Il ghetto di Varsavia – Memoria e storia dell’insurrezione”, Città Nuova Editrice, Roma, 1985. Traduzione di Meriem Meghnagi.
Titolo originale: Mémoires du ghettes de Varsovie – Un dirigeant de l’insurrection reconte, Édition du Scribe, Paris, 1983.
3 Organizzazione ebraica di combattimento; in yiddish: יידישע קאמף ארגאניזאציע
4Il dybbuk, nella tradizione ebraica, è uno spirito maligno in grado di possedere gli esseri viventi. Si ritiene che sia lo spirito disincarnato di una persona morta, un’anima alla quale è stato vietato l’ingresso al mondo dei morti.
5Traduzione di Claudio e Maria Madonia