Ma davvero l’Europa sta cercando di fermare il fenomeno dell’emigrazione?

Quintuplicato in soli cinque anni. Stiamo parlando del numero di cittadini ucraini che ha scelto di lasciare il paese natale per trasferirsi in Polonia. Infatti a partire dal 2014 ad oggi si è passati dai 300000 ai 1,5 milioni di cittadini ruteni che hanno deciso di andare a vivere e di registrarsi ufficialmente al di là della sponda occidentale del fiume Bug.

Di questo passo l’Ucraina vedrà ridotta la sua popolazione del 18 % ma già adesso il paese è costretto ad affrontare i primi problemi di spopolamento. Nel municipio di Mostyska, a 15 chilometri dal confine con l’Unione Europea, non si trovano più operai ed è diventato impossibile effettuare i lavori di riparazione del comune. Gran parte della popolazione locale vive da “frontaliera” e sono molte le autolinee che quotidianamente fanno spola da una parte all’altra. Attualmente a Varsavia, Cracovia e nelle principali città polacche campeggiano cartelloni pubblicitari con slogan in cirillico. Il marketing locale della telefonia mobile e della Western Union è molto attento a  intercettare l’interesse e le esigenze di una nuova clientela che, numericamente, cresce giorno dopo giorno.

 

“L’Ucraina vive da tempo una situazione difficile e delicata, da oltre cinque anni è ferita da un conflitto che molti chiamano ‘ibrido’, composto com’è da azioni di guerra dove i responsabili si mimetizzano; un conflitto dove i più deboli e i più piccoli pagano il prezzo più alto, un conflitto aggravato da falsificazioni propagandistiche e da manipolazioni di vario tipo, anche dal tentativo di coinvolgere l’aspetto religioso”. Così ha descritto la situazione ucraina Papa Bergoglio nel recente incontro tenutosi in Vaticano con i membri della Chiesa greco-cattolica.

 

A Kiev la situazione resta incerta, la quotidianità appare poco rassicurante e i suoi cittadini si riversano nell’Unione Europea, entrando  proprio dalle porte dei “duri e puri” di Visegrad . La politica polacca, da sempre contraria nell’aprire a quote di accoglienza per i rifugiati siriani, ha fatto del suo NO  all’immigrazione uno dei punti caldi delle recenti campagne elettorale, insieme all’antisemitismo e alla discriminazione LGBT. Nonostante questa grande paura dell’altro il governo di Varsavia si è sempre decisamente impegnato ad agevolare il flusso migratorio ucraino. L’economia nazionale viaggia a gonfie vele ma i giovani preferiscono abbandonare le campagne per andare a cercare fortuna nelle metropoli dell’ Europa Occidentale, creando un gap di forza lavoro. Così a rimpiazzare i vari Tomek e Marcin che hanno abbandonato le periferie di Lublin e Sczesczin, sono arrivati gli immigrati bianchi e cattolici, sotto l’inflessibile occhio vigile di Berlino. La rivoluzione del Maidan ha affossato l’economia e un’intera generazione di ucraini ha scelto, più o meno liberamente, di andare a vivere in Polonia. La maggior parte di loro è impiegata nel settore edile, nei trasporti, nell’agricoltura, nei servizi e nelle fabbriche ma, secondo un rapporto del consolato ucraino di Varsavia, esiste anche una percentuale, seppur esigua di ucraini impiegati nel settore del’ IT, nel terziario e nella medicina.

 

Generalmente, salvo qualche sporadico episodio di violenza, la convivenza tra i due popoli resta calma, anche se non si può ancora parlare di “integrazione”.  Per cultura, lingua  e religione i due popoli  sono simili, ma non uguali. Continua però ad aumentare  nei sondaggi il numero di polacchi che accusa il proprio  governo di voler creare problemi accogliendo così tanti ukraiński . Per i partiti nazionalisti di Varsavia, questa politica salva economia è un palliativo a breve termine destinato solamente a creare problemi in futuro.

Non esistono ghetti ucraini nelle città polacche, ma si inizia a parlare di una ghettizzazione orizzontale perché gli ucraini vivono nella loro comunità, negli spazi sociali duramente conquistati, così l’immigrato non frequenta attività commerciali gestite da locali ma sceglie di andare in bar, saloni per le unghie e fruttivendoli di connazionali.

 

Diversi ucraini sono sotto pagati o lavorano in nero. Basta leggere la cronaca locale dove si trovano sempre più notizie simili a quella di Nowy Tomyśl, città della Polonia occidentale, nel Voivodato della Grande Polonia. Qui, un’imprenditrice è stata condannata a 5 anni di reclusione per avere abbandonato nella foresta il corpo senza vita di un suo dipendente ucraino. Secondo il rapporto della polizia il lavoratore ha perso i sensi durante il turno lavorativo. I colleghi presenti hanno avvisato la proprietaria che, una volta appresa la notizia, ha proibito ogni richiesta di soccorso, mandando tutti a casa. Lei stessa ha poi provveduto ad abbandonare il cadavere del suo dipendente nel bosco. Sembra invece uscire dalle pagine de “Gli amanti dell’orsa maggiore” di Piasecki, la seconda notizia di cronaca riguardante il contrabbando, in questo caso di sigarette, commercio ancora in salute tra i due paesi. La guardia di frontiera ucraina nei pressi di Volyn, località nota per lo storico massacro, ha fermato un veicolo trasportante 194 scatole, 97,000 pacchetti di sigarette, tutti sprovvisti dell’etichetta del monopolio. I controlli ci sono, ma è necessario un maggiore impegno dell’UE nel salvaguardare i propri confini orientali.

 

A Leopoli, città dell’Ucraina occidentale, si trovano cartelloni pubblicitari dedicati a chi cerca lavoro in Europa, ma anche su Facebook, cresce il numero dei gruppi tematici dedicati,come ad esempio Работа в Польше | Praca Polska | Виза в Польшу | Вакансии в Польше (lavorare in Polonia) . La generazione che ha abbandonato l’Ucraina è russofona, ma ha il vantaggio di poter imparare il polacco, passando dalla lingua rutena, idioma slavo molto simile alla lingua polacca.

 

I rapporti tra i due paesi non sono sempre amichevoli. Restano vive le discussioni riguardanti i fatti di Volyn del 1943-44. Nel 2016 il sejm, il parlamento polacco, ha adottato una risoluzione riconoscente come genocidio l’omicidio di massa dei suoi cittadini da parte dei nazionalisti ucraini dell’UPA. Questo massacro è stato cruentemente rivisitato nei cinema polacchi, ma “il nemico del mio nemico è mio amico”. Così, vista la vicinanza con l’ingombrante Russia, si può ben capire il perché di questa nuova amicizia forzata. La politica estera polacca si dimostra imprevedibile quanto schizofrenica, stretta com’è tra disparate alleanze internazionali che Varsavia crea e disfa a seconda delle necessità del momento. Dialoga con tutti quando c’è da chiedere e si nega quando c’è da dare, vedi i temi ambientali europei. Ulteriore esempio di questa sua tendenza schizoide è la lettera scritta insieme a Israele e inviata ufficialmente al sindaco della città di Ivano-Frankisvsk,. Una protesta ufficiale contro il monumento eretto a Roman Shukhevych. Notoriamente i due paesi parlano di raro un linguaggio comune ma stavolta hanno deciso di fare fronte comune contro l’Ucraina. La lettera scritta in inglese secondo Vyatorovych, avvocato e storico ucraino dell’Upa, è formalmente russa. A suo dire Polonia e Israele si sono alleate contro Kiev, mettendosi al servizio della propaganda russa.

 

Recentemente la Germania, nazione che quando viene interpellata in merito a navi, porti e sbarchi nel Mediterraneo, spesso e volentieri, rimanda tutto le decisioni all’UE,  ha  cambiato le regole del suo mercato interno del lavoro. Le nuove modifiche facilitano notevolmente i rapporti  con l’ Ucraina, agevolando burocraticamente l’arrivo dei lavoratori provenienti dal paese ex sovietico. Secondo l’osservatore finanziario della banca centrale polacca, potrebbe esserci un drenaggio di lavoratori ucraini in Germania pari al 20-25%,  percentuale che equivale allo 0,9% del prodotto interno lordo.

Varsavia teme che i “suoi” ucraini” preferiscano Berlino per via dei salari più alti e delle migliori condizioni lavorative  ma per ora tra Lublino, città della Polonia orientale, e la capitale ucraina, si svolgono 17 corse giornaliere di autolinee. Flix Bus, azienda tedesca specializzata in viaggi low cost in autobus, ha già assorbito Polski bus e ora si sta rapidamente espandendo a Est, al di là dei confini dell’UE. L’azienda a capitale tedesco ha da poco aperto un ufficio a Kiev e ha annunciato collegamenti da e per Colonia, Rostock, Karslruhe, Stoccarda e Vienna, ma molto presto altre città come Kharkiv, Dnipro, Odessa e Lviv saranno interessate. Lo sradicamento e lo spostamento di persone sembra essere un business che funziona sempre al di là delle frontiere interessate.