Una volta il cyber spazio era sì uno spazio divertente perché ancora sconosciuto, ricordo ancora simpaticamente quel blog genuino di quel maestro di scuola guida che raccontava le sue conquiste amorose romane, mentre oggi è tutta una vetrina che dura 1 minuto e 55, stima media necessaria per celebrità su You Tube, che deve poi però essere ripresa e amplificata dal nulla dei media della nonna… e così tra una partita di pallone e dopo diverse pagine lette da me ma scritte da illustri personaggi della letteratura mondiale, Gombrowicz e Kerouac su tutti, eccomi qui a scrivere e a rileggere.
La mia ri-lettura preferita è un libro dimentico, abbandonato com’è tra la polvere in qualche scaffale o sperduto nei meandri dei magazzini dai più, perché erroneamente ritenuto politico.
Il problema della politica attuale è quello di puntare sempre e solo sull’immediato, soffrendo di una sorte di Sindrome di Cassandra, appositamente legiferata mentre dovrebbe invece essere pronta e capace a inserirsi con effetti immediati nel presente. Dovrebbe già, perché poi per motivi grettamente suoi, cioè personali, non può che diventare immediata o al limite cercare di riparare danni fatti nel passato, finendo così inevitabilmente a dimenticare il terzo tempo: il futuro.
In qualche modo l’attuale censura politica ha colpito anche questo libro che rileggo sempre con piacere, Piccola Apocalisse, caricandolo eccessivamente di un valore politico. Indiscutibilmente è pervaso di una forte valenza politica, soprattutto se giustamente contestualizzato, ma in fondo questo libretto non è altro che una guida universale per l’intellettuale moderno e/o contemporaneo.
In un mondo che sta morendo, non so perché ma il mondo è sempre destinato a morire, ogni giorno sembra offrire qualcosa in meno qui a occidente. Dicevo, in un mondo che andava morendo l’intelligencja resistente clandestina polacca decide che uno scrittore deve sacrificarsi per riscattare i propri peccati originali e attirare l’attenzione mondiale sulla causa dimenticata di un paese satellite.
Siamo tutti satelliti di qualcosa, e non sfugge a questa regola l’editoria di oggi, che si ostina testardamente a cercare la storiella immediata o il personaggio pubblico con le sue memorie brevi, non curandosi più del messaggio. Non c’è messaggio, ma solo media in questa dissoluzione moderna del sovra esposto formulato di Mc Luhan.
Infatti perché il mondo delle favole stia in piede non ci deve proprio essere nessun messaggio, è sempre l’araldo se ricordate a interrompere le feste in ogni dove, ma solo intrattenimento.
A questo punto, spesso e volentieri mi domando: che classe di scrittori può svilupparsi su con questo sistema? La risposta è: Non lo so.
Konwicki Tadeusz, autore di Piccola Apocalisse, si dimostra ancora una volta ottimo profeta. Quella Polonia, quella del suo libro, sta scomparendo mentre l’occidente e i suoi valori stanno comprando ogni mondo, ma in quel contesto, o per meglio dire, in ogni contesto, qual è il valore dell’intellettuale? Quale deve essere il suo lascito?
Se io non lo so, Konwicki lo sa bene e piazza la sua risposta a questo quesito quasi a metà romanzo, inserendo una ricetta contro la forfora.
Una ricetta contro la forfora? Sì, avete letto bene, tutto quel che può lasciare al mondo, a questo mondo, uno scrittore vero è una ricetta contro la forfora perché l’attuale mondo si preoccupa davvero troppo dell’immediato dell’apparenza e di poche altre cose…
Peccato davvero, perché un annetto fa volevo creare uno spettacolo, un reading accompagnato da musica per questo testo, ma lo stesso musicista, traviato dalle valenze moderne parlando di questa idea si limitò a descrivere il libro come la fine dell’intellettuale socialista, senza averlo mai letto, basandosi su qualche scritto intercettato fugacemente on line. Peccato che al giorno d’oggi la prima riga letta tramite Google, messaggero ma non messaggio, valga più di un intero volume, in pratica è quasi a voler significare che la forfora vale più di una persona…
TADEUSZ KONWICKI – “Piccola apocalisse” , Traduzione di Pietro Marchesani, ed. Feltrinelli: “Sono affamato di uomini. Di veri uomini dotati di senso dell’onore, di dignità. Riservati, virili, ascetici, cavallereschi. Ed eccoci intorno dappertutto piccole donnette in calzoni. Donnette maschio coi capelli lunghi, gorgerine e scollaturine. Befane avide, ingorde, svergognate , coi pene nascosti nelle mutande di trina. Sono rimasto solo con fraschette, donnicciole, puttanelle e perisco perchè tutto mi è contro. Tutto mi schiaffeggia, mi offende, mi sbatte fuori a calci dalla vita.”