“Il Nucleo” (Il Foglio): Delirio pop per Fabio Izzo di Chiara Pieri su Il Recensore

Un romanzo “caotico e incasinato”, un “delirio pop”, come lo definisce lo stesso protagonista del Nucleo (Edizioni Il Foglio, 2011). Fabio Izzo, alla sua terza prova letteraria, racconta  il suo “nucleo”, un mondo che si snoda tra le strade imperturbabili della provincia del Basso Piemonte e le vie di una mitica quanto agognata Varsavia, tra la voglia di evadere e la ricerca di un amore impossibile.

Dante Fante, trentenne piemontese, ha una laurea in lingue e più sogni che certezze. Una passione per la letteratura polacca e più in generale per la Polonia lo portano a Varsavia, dove incontrerà J, la sua musa, la sua “Beatrice”.  È così, a partire da una poesia che si trasforma in canzone per J, che nasce l’idea del Nucleo, romanzo in nuce, più che vero e proprio racconto compiuto.

In parte autobiografico, in parte di fantasia, il “delirio pop”, popolare e postmoderno di Fabio Izzo, propone la storia di un giovane come tanti, costretto alla vita da precario, tra colloqui impersonali e lavori con la data di scadenza. Da un lato c’è la strettezza del mondo del paese, un odi et amo, dal quale Dante vorrebbe scappare, ma nel quale trova anche il suo rifugio nei momenti di sconforto, come quando si siede ad osservare l’immutabilità del tempo sulla panchina di piazza Matteotti; dall’altro c’è la voglia di fuggire alla ricerca di una vita diversa e più intensa, che però non è mai come la si immagina.

Catapultati nell’inconscio del protagonista, un po’ moderno Dante nella sua personalissima discesa agli inferi, un po’ Ulisse alla ricerca di nuove avventure e di una Penelope che lo attenda, i lettori si troveranno a dover sciogliere il bandolo della matassa di un Io-Nucleo, che si stempera pian piano tra poesia e musica, tra mondiali di calcio e viaggi, tra bevute al bar con gli amici, incontri d’amore e telefonate all’onnipotente.

Se talvolta, durante la lettura, sembra di perdersi all’interno dei pensieri di Dante  o nell’episodicità degli avvenimenti, tuttavia il libro si lascia leggere con piacere. Non si può fare a meno di apprezzare questo antieroe moderno, omaggio a John Fante e a tanta letteratura, da Bukowski a Pavese per dirne alcuni, che si lascia penetrare e al contempo riflette la condizione della modernità, con un Io in dissolvenza, lacerato a poco a poco dalla scomparsa di un amico, dalla mancanza di un progetto e dall’assenza di un amore autentico.

La recensione completa di Chiara Pieri la potete trovare su Il Recensore.com