Casa è ogni luogo dove si possa trovare un sorriso. Questo è il pensiero odierno. Sono in viaggio. Tra una stazione e l’altra non c’è nessuno ad aspettarmi. Tutti i viaggiatori hanno altro da fare. Non so cosa. Ma non perdo troppo tempo a interrogarmi. Voglio godermi il sole, l’attore principale di questa mattina, che appare e scompare, gioca a nascondino tra un pertugio e l’altro solo per fare capolino quando meno me lo aspetto. Ecco sì, lui mi sorride e mi fa sentire a casa.
Perché sono in viaggio? Per il mio passato. Non viaggio mai, mi sono accorto, verso il futuro, ma cerco sempre di collegare qualcosa, avvicinandomi al limite al mio presente. Per questo motivo se devo andare a Milano, passo da Genova, in maniera del tutto irrazionale, ma il motivo di questo mio essere, oggi è il viaggio in sé. In fondo non c’è nessuno ad aspettarmi e posso, finalmente perdermi per il mondo in un sala d’aspetto che sembra un dimesso salone ottocentesco, coi suoi lampadari in ferro, il caminetto dimenticato con tanto di specchio adombrato dalle sabbie del tempo e un affresco , messo lassù chissà come, perché e quando, che domina, ignorato tutta la sala. Sono pochi i viaggiatori che guardano in su, che alzano il naso, tutti concentrati al terreno, a testa china su tablet, pc, cellulari e giornali , tutti loro hanno troppo tempo per ambire al divino.
Gli accenti di questa improvvisata Carovana sono ancora duri, levigati grezzamente dal moto irrequieto di un mare scuro e nero, come solo il Ligure sa essere. Parlano al cellulare, è la tribù di appartenenza che conta, anche qui il passato e le radici che ritorna. Io sono un’apparizione, un fantasma, legato dal loro filo temporale.