Dunque succede anche così…
Deve sapere che ho scritto e riscritto l’inizio più volte per cercare di trovare qualcosa di meglio…
che desse almeno un significato o un senso diverso al tutto e mi perdoni, davvero, se non mi è venuto nulla di meglio, se non sono riuscito a trovare nulla di meglio.
Ma penso che capirà, come in fondo ha sempre capito.
Dunque, Le dicevo, succede anche così…
E stavolta è successo di domenica.
Il suo viaggio si è concluso domenica scorsa, quella che per altri era una domenica qualsiasi…
Ora è strano davvero, lo sa?
Ora, per dirla alla Jannacci, sarà ancora più triste quando vince la Roma…
Lei, forse, non lo sa ma si è portato via un mondo intero, il suo.
E si è portato via con Lei anche la sua voglia di raccontarcelo.
Ma mi dica, ora chi ascolteremo?
E la Libia dei deserti e delle dune esisterà ancora?
Così come Colleferro?
Certo che esisteranno, lo so, ma lei sa che non saranno mai più la stessa cosa.
Ricordo ancora quando a Roma Termini sul binario opposto vidi il treno regionale per quella ormai famosa Colleferro e mi scappò un sorriso (e Lei lo sa che non era un bel periodo quello), ma i suoi racconti mi vennero in mente tanto che mandai un messaggio “al mio gemello” (come lo chiamava Lei) per dirgli che sì, Colleferro in fondo esisteva!
Ora, anche Colleferro, non esisterà più, almeno non in quel modo.
Non avremo più le sue versioni, i suoi racconti e il suo bonario umorismo.
La storia, quella italiana che ha fatto gli italiani, Le era passata addosso.
Tutti gli “ismo” del nostro paese, attraverso le sue parole, erano diventati luoghi e persone e Lei, senza scomporsi, ci aveva mostrato come fosse possibile scrollarsi di dosso la polvere, quella lontana del deserto, e quella che ora ci separa, la polvere del tempo che d’ora in poi scorrerà diversamente tra noi, per andare avanti nella giusta misura.
Forse perché la misura giusta l’aveva imparata con il tempo, con l’età come si dice, o forse no.
Forse non glielo avevamo mai detto ma aveva fatto della sua vita una bellissima storia.
Ma dunque ora ci siamo, nell’unica certezza che ora scompone le nostre giornate.
La mancanza, d’ora in poi, della sua presenza.
Dunque succede che avrei volute scriverLe un ricordo ma sono certo che capirà del perché ho preferito poi scriverle un saluto.
Come quell’ultimo saluto, attraverso un vetro, quando la Roma vinceva ancora due a zero e Lei fece un passo indietro per salutarci.
Dunque, ora, faccio un passo indietro anche io “Salve signor Faina, ci manca.”