Emme Puntato, nome e cognome di fantasia, era un mio caro amico.
Un tempo eravamo come fratelli.
Venne a Firenze alla fiera del libro dove finimmo con il mangiare una fiorentina lui e un lampredotto io, comprammo poi Zapiekanke a Cracovia nella piazza del quartiere ebraico e bevemmo Vodka fino a tarda notte dopo una manifestazione locale dedicata ai libri. Devo dire che la Zapiekanka non è altro che la bruschetta polacca, erroneamente definita pizza da qualche sito perché, diciamocelo, la pizza ha sempre molto più fascino ed è sempre un ottimo termine di paragone. Tra gli expat italiani, cioè i migranti lavorativi, lo stipendio si calcola in birra e pizza. Tornando però a Emme Puntato devo dire che la nostra amicizia nacque per caso nella fredda e lontana città di Danzica. Luogo che fu importante per entrambi. Per meglio comprendere il livello che la nostra fratellanza di comuni interessi raggiunse posso dirvi che mi inviò per posta non raccomandata la sua prima edizione de “La casa di foglie”, libro di Mark Danielewski, edizioni Mondadori, strade blu. Volume che andò presto fuori catalogo e che raggiunge ormai l’improbabile valutazione di 250 euro online. Non voglio entrare nelle sue vicende, non sono queste il punto oggi. Parliamo invece delle donne di Emme che, a mio parere mostrano l’andamento del mondo, o almeno di parte di esso. In fondo la storia moderna dell’Uomo Ragno al cinema, quella che comincia con Sam Raimi regista inizia affermando che come ogni storia, questa è la storia di una donna e Emme è l’eccezione che fa la regola, avendo incontrato due donne. Lui, Emme, si trasferì poi a Breslavia, città tedesca prestata alla Polonia, dove lavorò per una multinazionale a cinque stelle. In quell’esatto momento della sua vita ce l’aveva fatta, aveva tutto ciò che l’uomo medio occidentale, ricordo che queste furono parole sue, poteva dargli: un posto fisso, un buon stipendio e una giovane, bella compagna. Allo stesso tempo però non aveva più quello che una vita del genere finisce inevitabilmente con il sopprimere. Si licenziò, l’ultimo giorno di lavoro dopo aver consegnato le dimissioni era felice come una bambino, saltò la sbarra del parcheggio, come Nino Benvenuti dopo un sorso dell’italico e nostalgico Olio Cuore, e finì rovinosamente a terra, avendo distrutto l’ostacolo. Si rialzò, immagino togliendosi un po’ di polvere e terriccio da dosso, guardando la sua manager: Potremmo addebitarti le spese della sbarra, disse lei. Ma Emme ormai aveva raggiunto la sua temporanea felicità e rispose solamente che andava tutto bene. Tutto ciò però aveva un costo che lui non aveva affatto considerato. La fine dello stipendio assicurato portò alla fine della relazione, forse non si era mai parlato d’amore, o si parla di amore troppo facilmente ormai che a forza di dirlo e darlo a chiunque lo si svaluta per forza. Da Breslavia passò a Berlino, il passo fu ovvio: dalla falsa Germania alla vera Germania dove decise di fare il videomaker. Era bravo in editing e aveva una certa passione. Qui incontrò una regista turca, poco più matura di lui ma molto più affermata. Emme pensava che poteva imparare molto da lei e andarono a vivere insieme. Lui cucinava pasta col pomodoro e faceva la pizza con il lievito madre. La semplicità fatta passione, la passione fatta semplicità. La regista turca sembrava apprezzare la semplicità della pace ma poi una notte, portò un altro uomo in casa loro. Si chiuse in camera con lui e non curandosi di nient’altro fece ascoltare a Emme tutto. Ogni suono, ogni urto, ogni nome, ogni imprecazione verso qualsiasi altro dio avesse lei in mente.
Pausa.
Queste furono e sono le donne di Emme, femmine come nazioni la Polonia e la Turchia.
Paesi al centro di tante polemiche perché a noi, non vanno bene. Come non andavano bene per Emme.
Questo è quello che fanno gli scrittori.
Mostrano domande.
Non mostrano risposte.
Il lettore però si rifugia sempre nel diritto dell’illusione personale tanto che Iwaskiewicz per parlare della sua Polonia dovette camuffare tutto ambientando le sue trame ai tempi dell’Inquisizione Spagnola, spacciando le considerazioni sullo stato delle cose come un romanzo storico.
Le cose oggi sono un po’ diverse.
Piccolo aggiornamento: Emme Puntato fa lo Youtuber, l’ultima volta che sono andato a vedere il suo canale era in paese dell’Est asiatico, si spinge sempre più a Oriente, forse annoiato dalla ripetizione delle storie pseduo occidentali, senza donne, dove la guerra è già stata protagonista e dove le elezioni non vanno mai bene a nessuno.