Un giorno forse qualcuno racconterà le gesta, le imprese, i dolori, le sensazioni, i tentativi, gli sforzi vani , la solitudine, la malinconia di questi italiani di Cracovia che ogni giorno inseguono qualcosa senza sapere bene cosa sia e che si ritrovano poi a finire le solite notti sempre nello stesso modo.
Eh sì che ne ho conosciute di persone particolari, ho avuto modo di testare sul campo la pazzia italiana quel genio italico che è pronto a esplodere in ogni momento quando l’occasione glielo permette. Qui c’è un po’ di tutto a dire il vero, è come se un nostro fiume, o meglio, i nostri fiumi, il Po, l’Arno, il Tevere, il Tanaro e perfino la mia Bormida, insomma qualsiasi minuscolo corso d’acqua, è come se tutti loro si fossero dimenticati di sedimentare le nostre italiche gente e i nostri luoghi e li abbia lasciati andare, sparpagliati dopo l’esondazione ineluttabile.
Ci si scontra apertamente con ciò che è è ciò che non è, e così questa gente privata della possibilità di sciacquare i panni in Arno, risciacquandoli nella Vistola, provai a mettere in pratica ricette strane, che qui in realtà ci stanno, in qualche modo, e che, prima o poi e possono anche funzionare, parlando di fortuna perché la vita in fondo non è niente altro che una massa di eventi più o meno fortunati.
Oggi è una calda giornata estiva e i turisti nel parco completano il quadro globale in un modo completamente diverso. Qui non cercano le perdute bellezze dell’Italia, o il caldo dell’estate e le colline del Monferrato, non cercano i sorrisi delle persone o il fischiettio dell’anziano in bicicletta. Qui si cerca altro e non ho ancora capito bene cosa. Forse un Eldorado che in realtà potrebbe non esiste perché l’Australia, davvero, non è meglio che qui. A questo punto vorrei averci capito qualcosa di più, sul serio, avrei voluto arrivare a qualcosa di più profondo del mio sguardo provinciale e del mio sguardo superficiale troppe volte deviato dalla mia mente che si accorge di essere legata a quelle colline che non vuole lasciare andare… però vede che le famiglie al parco e le genti in generale sono clichè che si ripropongono in ogni parte del mondo.
I trolley, le carrozzelle… sembra che il mondo corra su 4 minuscole ruote giusto per non essere mai fermo, per non fermarsi mai, per non essere mai allo stesso posto e allo stesso momento evitando così ogni forma di fortuna o di aiuto divino. Mentre passeggio osservando il tutto mi passano a fianco alcuni turisti che parlano di qualcosa di religioso pretendendo che possa essere un argomento in qualche modo interessante in un giorno dove il sole scalda più del dovuto, gli alberi sono in fiore, i giovani si riversano nei parchi e i turisti zaino in spalle ripercorrono le vie.
Cambia poco o nulla ed è un po’ come qui o essere altrove, come un fantasma che passa leggero, senza un solco sulla terra, senza lasciare nessuna traccia.
Sono qui dove lei mi giurò che ci sarebbe stata fino all’ultimo giorno della mia vita, baciandomi come se il mondo dovesse finire all’indomani, ma il nostro mondo è davvero finito in un indomani qualsiasi, spentosi com’è dietro una leggera brezza pre-estiva, dietro qualche problema e dietro a pensieri troppi distanti da due singole persone. Le coppie sono fatte così o durano o si smontano in fretta. Io sono uno di quelli che si smontano in fretta perché accelero, vivo profondamente in uno stagno e quando mi capita l’occasione accelero per cercare di non affondare e forse sbaglio… però dovrebbe essere così… prima o poi dovrei trovare qualcuna disposto ad accelerare con me e non a perdere tempo o a disporre un tabulato di bugie tra me e il mondo, il mondo che era prima di quelle brezze primaverili che hanno schiantato come un tornado tutti i miei sogni e le mie speranze.
E’ un po’ come perdere l’attimo e il momento giusto, sei al momento giusto, al posto giusto e cosa c’è di sbagliato. E come se l’asse dell’universo, le leggi universali della fisica, la gravità, le maree, insomma, tutto quello che ti possa venire in mente in quel momento, tutte queste imposizioni universale, insieme, si siano messe a remare dalla parte sbagliata o dalla parte giusta, sbagliata solo per te perché in quel momento, come direbbe De Andrè, sei tu che stai andando in direzione ostinata e contraria, sempre e comunque, e allora ti accorgi che non c’è verso, non c’è senso e forse non c’è mai stato e allora, quando pensi di aver incontrato la persona giusta non è mai così perché la persona giusta in fondo non esiste, devi accettare compromessi su compromessi ma il prezzo, che saresti anche disposto a pagare, ti accorgi che è troppo alto e allora ti ritrovi per qualche mese ad essere un italiano di Cracovia, dove hai visto nascere questo sole, hai visto l’alba più abbagliante, più meravigliosa e più eccitante che ci possa essere al mondo, l’hai visto, quel sole post albeggiante, a mezzogiorno splendere alto, dominare nel suo cielo e assecondarlo e poi l’hai visto pian piano scemare verso un tramonto drammatico, crepuscolare, bellissimo, tutto per poi sparire in quello che è la notte della vita.
Meccanismi stellari che si sono messi in moto in un momento imperfetto quando tutto il creato non era pronto e tutto il creabile era ancora troppo creabile. Quando non hai ancora una direzione fissa, sicura, non sai cosa sia meglio per te, finisci con lo sbagliare sempre e comunque perché quando hai troppe scelte non puoi davvero che sbagliarle tutte. Ed è ilare pensare che tutto ciò si sia messo in moto ancora una volta per solo un’ineffabile scherzo del destino che abbia voluto ancora una volta sottoporti ai soliti errori, alle solite predisposizioni, senza nessuna possibilità di imbroccarla giusta perché, come le altre volte, era tutto davanti a te, hai riconosciuto tutti i segnali, tutti i sensi, ma ti sei voluto illudere che almeno questa volta ci potesse essere qualcosa di benevolo e ti sei ritrovato a pregare i tuoi dei, invocare il tuo dio, invocarlo invano compiendo peccati capitali che sconterai forse in un’altra vita, incontrando un’altra persona sbagliata, perché il ciclo della reincarnazione non è niente altro che questo, riprodurre i propri sbagli all’infinito e rendere questo mondo dannatamente e fottutamente perso.
La vita è come essere fermi a un semaforo dove il rosso dura troppo, accompagnato da un giallo che non è mai troppo utile, utilizzato com’è per lasciarti lì in attesa e un verde che non fai in tempo ad attraversare dall’altra parte che ti ha già dimenticato.
Viviamo costantemente dietro stop, imposizioni, altrui scelte, forse pensiamo di essere liberi di scegliere ma non lo siamo mai stati.