Governi, vasi comunicanti, 500+ e banche statali: l’economia polacca

Dal 2015, anno di salita al potere, a oggi il Pis in Polonia ha sicuramente fatto molto, ma ha alimentato anche una serie infinita di polemiche. Nonostante tutto il partito al governo gode però di un forte sostegno da parte degli elettori polacchi, sopratutto perché l’economia del paese è ancora forte. La sorprendente tenuta economica dovuta anche al fatto che i mercati richiedono stabilità politica, è però minacciata dalla visione politica del governo. A questo punto è bene precisare che il boom polacco è frutto di influenze esterne.

Dati alla mano vediamo che dal 2016 al 2018 il PIL ha avuto un’accelerazione del 4,3 %, l’occupazione è aumentata del 2,5 % mentre l’inflazione è aumentata restando inferiore al 2,5 %. Il disavanzo fiscale di Varsavia è sceso fino allo 0,4 % nel 2018 dal 2,7 % del PIL nel 2015 e il debito pubblico è diminuito al 48,9 % dal 51,3%. A tutto ciò bisogna aggiungere 0,5 punti percentuali di crescita annuale del PIL derivanti dall’enorme afflusso di lavoratori ucraini nel paese.

Non bisogna nemmeno dimenticare tutti che questi numeri sono legati alla ripresa ciclica in altri paesi dell’UE, . Ora che l’Europa rallenta anche in Polonia qualcosa è destinato a cambiare e nonostante la diaspora ucraina, il mercato del lavoro interno sta andando verso la stagnazione. Un governo saggio avrebbe piani significativi, capaci di traghettare il paese nella possibile incertezza, in vista di una recessione, senza inseguire politiche miopi che a lungo termine potrebbero essere un boomerang. Prendiamo ad esempio il caso del 500+, introdotto nel 2016, progetto che offre alle famiglie polacche con bambini un bonus mensile di 500 zloty non tassabili. In origine copriva 3,6 milioni di bambini per un costo annuale dell’1,3% del PIL. Nel 2020 avrà un costo pari all’1,7 % del PIL. Una misura che, a detta di esperti, è inefficiente, se non addirittura uno spreco di risorse.

L’aggressività politica del governo polacco arricchisce le nazione vicine visto che gli investimenti privati aumentano nei paesi confinanti, ad esempio in Repubblica Ceca si registra un 5,1% mentre in Danimarca la crescita è pari al 7 %. E in Polonia? Gli investimenti privati tra il 2016 e il 2019 hanno fatto segnare uno 0,2%, dato in forte contrasto con l’andamento avuto tra il 2013 e il 2015, cioè prima dell’arrivo del Pis, quando gli investimenti privati erano cresciuti del 5,6 %.

Il governo polacco si è poi preoccupato di acquistare società nei settori energetici e bancari. In particolar modo a quota di attività bancarie controllate da banche statali ad oggi ha oltrepassato il 40 %. Per intenderci cifre del genere si vedono solo in Bielorussia e in Russia. Le banche statali sono soggette alla pressione politica e potrebbero finire con l’avere un portafoglio di crediti in sofferenza.

Se la Polonia non cambierà presto rotta, la massiccia crescita economica a cui ha assistito dopo il 1989 – uno dei maggiori successi del Paese – sarà un ricordo del passato.

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