Da Wikipedia a You Tube il passo è breve perché la consultazione digitale ormai non è solo più testuale ma si lega anche alla dimensione dei video. Così cercando documentazione sparsa per un libro “sghembo” finisco su Flash Gordon, pubblicato in Italia come Gordon Flesce, sì, maccheronicamente così, almeno quello è quanto afferma wikipedia, però di tracce di questa denominazione non ne trovo, così decido di dare per scontata la bontà della segnalazione anche perché come cantano i Queen, Flash è il re dell’impossibile. L’ipertesto non è mai troppo lineare e dall’italianizzazione forzata del nome straniero in epoca fascista passo al film degli anni ’80, riportato alla luce dal film politicamente scorretto di “Ted”.
Ovviamente c’è un lungometraggio intero, uno dei primi film di fantascienza da me visto, o per meglio dire intravisto, perché veniva trasmesso di sera e non potevo stare alzato fino a tardi. Tardi, all’epoca erano le ore 22:00 circa, penso di ricordare così. O almeno così ricordo che Flash Gordon, quel Flash Gordon dei Queen, di Ornella Muti e di Mariangela Melato, lo vidi una domenica pomeriggio estive, chissà perché le domeniche pomeriggio estive dell’infanzia sono la giornata ideale, nel televisore a tubo catodico della cucina, oggetto a cui mi ero affezionato e volevo un gran bene perché mi metteva in comunicazione con altri mondi fantastici capaci di spostare le colonne d’Ercole della mia fantasia. E forse ero più contento di adesso perché tutto appariva decisamente più chiaro. Almeno così mi sembra di capire ora guardando l’epopea fanta scientifica dei film americani che stavano per saccheggiare l’opera letterari di Philip K. Dick, Blade Runner segue Flash di solo due anni, ma tra storia, trama ed effetti speciali, fa corsa a parte perché la fantascienza mainstream a stelle e strisce era tutta un’altra cosa. A cominciare da Interceptor dove Mad Max viveva in un futuro post apocalittico nucleare, le ombre della guerra fredda arrivano fin qui, futuro che ricorda molto quello di Hokuto No Ken popolare manga, ad esempio, dimostrazione che da sempre inventiamo poco o nulla. A fare paura era sempre e comunque il futuro, anche in film come Tron e Terminator la tecnologia finiva con l’avere la meglio sulla vita reale. Sia la realtà virtuale che le componenti robotiche avrebbero presto soppiantato il ruolo del creatore, del loro creatore, cioè l’uomo, non Dio, perché solo un essere fallibile come l’uomo riesce a farsi soppiantare dal proprio operato, mentre Dio…beh questo discorso teologico lo lasciamo da parte magari per un altro post…
Ma non di solo fili elettrici e di oggetti d’uso quotidiano che perdono la loro funzione principale per finire con il domarci viveva il cinema di quel tempo, infatti gli anni 80 era gli anni della Guerra Fredda, al di là e al di qua del muro. L’America mostrava i muscoli agli alieni, spaccava grugni, ossa ed esoscheletri a forza di esplosioni di colpi provenienti da armi, non più tanto avveniristiche ormai, ai mostruosi esseri di Aliens. John Carpenter smascherava da par suo il pericolo della propaganda nel suo Essi Vivono, mentre film come Il mio Nemico, cercavano di mostrarci più da vicino la mostruosa amiciza degli altri. C’era anche Superman certo, ma Superman in America ci è sempre stato…
Torniamo ora a chi era destinato a salvare tutti noi giocando semplicemente a Football, americano, ovviamente.
Flash Gordon è un giocatore di football, scelta che ora fa sorridere ma che di sicuro per l’epoca era meno ingenua di quel che si possa pensare, perché l’eroe di Alex Raymond sfida e combatte un imperatore alieno solo con il suo coraggio, i suoi muscoli e la sua strategia, tutte abilità che rientrano nel repertorio del perfetto Quaterback. E poco importa se Ming, l’imperatore alieno ha un nome duro e cacofonico, è un dittatore militaresco spietato e ha dei baffetti di dubbia provenienza mentre Flash dalla sua tuta giallo e rossa, passa nel film a un completo bianco e rosso, e se non si invade la Polonia, manca davvero poco, direbbe Woody Allen. Flash Gordon, il film, è un polpettone pop nel vero senso della parola, pretestuoso quanto imponente negli sforzi, kitch e impotente nella realizzazione. Un cast stellare, una colonna sonora da urlo o da urletto, chi non ricorda il Flash Ah- Ah di Freddie Mercury. Poi fondali, fondaloni, gag tra uomini falco, accenti politicamente scorretti, guardatelo in originale velo consiglio. Tutto ciò fa di Flash Gordon il re dell’impossibile.
Eppure all’opera c’era Dino Donati, lo storico costumista di Federico Fellini, che tra tutine aderenti e vestiti a balze ha sicuramente rivisitato il mondo di Mongo a modo suo. C’era anche un certo Max von Sydow, sì proprio lui, che dal Settimo Sigillo piombava qui a vestire i panni troppo scomodi di un imperatore Ming (the mercyless), davvero spietato ai limiti del ridicolo, vedi la battuta sulle lacrime.
Princess Aura: Look! Water is leaking from her eyes.
The Emperor Ming: It’s what they call tears, it’s a sign of their weakness.
Beh che dire…non ci resta che …
Flash, a-ah, saviour of the universe
Flash, a-ah, he’ll save everyone of us
Ha ha ha ha ha ha ha ha ha
Flash, a-ah, he’s a miracle
Flash, a-ah, king of the impossible