Così leggevamo

Oggi, sotto i portici, in una giornata uggiosa, c’era il mercatino dei libri usati. Evento che mi rallegra e mi rattrista allo stesso tempo. Non ho comprato niente, nonostante avessi voluto prendere due o tre libri. Sto cercando di attingere alle letture che ho in sospeso. Un problema comune di chi ha comprato tanti libri in passato e che prima o poi ci si deve decidere a leggerli.

Così ho perso un po’ di tempo a guardare, a osservare. Il 90 per cento dei venditori vuole solo liberarsi di quello che ha e attribuisce valori a volumi commerciali, Stephen King ad esempio è uno che tiene sempre bene nei prezzi. io sto cerando i brossurati di Philip Roth. Ricordo che ci trovai Il teatro di Sabbath. Testo che ho sempre voluto leggere fin da quando lo vidi presentato dalla Casella nel programma televisivo di Mediaset dedicato ai libri? Come si chiamava? Lo guardavo sempre, ora non guardo più la televisione e non penso che ci siano programmi culturali. La tv ha lo scopo di occupare, come una potenza straniera. Tornando al mercatino dicevo che mi sono messo a guardare i libri vissuti, quelli che i nostri nonni e genitori hanno letto e su cui si sono formati. “Così leggevano”. Tanta letteratura russa, qualcosa in russo, volumi di viaggio, libri di estradizione socialista, un mondo che non c’è più. Ci sono poi i prodotti del club degli editori, catalogo interessante ma che presenta copertine allucinanti, rifatte per il caso. L’idea di abbonarsi a una selezione di libri non può funzionare di questi tempi. Ci si abbona, oggi, ai siti porno.

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