Per 150 anni il Museo polacco di Rapperswil, in Svizzera, è stata una tappa immancabile per i polacchi all’estero e una fonte inaspettata di cimeli e opere d’arte polacche.
Il Museo è stato fondato nel 1870 dal conte Władysław Broël-Plater, nel castello del XIII secolo. Durante la seconda guerra mondiale, il museo ha assunto la tutela culturale di 13.000 soldati polacchi internati in Svizzera, dopo aver combattuto in Francia. Molti di questi ex soldati rimasero in Svizzera dopo la fine della guerra, lavorando come ingegneri, scienziati e artisti. Nel corso degli anni, il castello ha fornito rifugio a molti intellettuali polacchi come ad esempio lo scrittore Stefan Żeromski che vi soggiornò per 4 anni.
Nonostante il valore attribuito dalla Polonia, le autorità locali di Rapperswil hanno deciso di commercializzare l’edificio del XIII secolo, progettando di modernizzarlo e di privatizzarlo. Nei nuovi progetti sembra quindi non esserci più posto per il Museo Polacco che, molto probabilmente, sarà sostituito da un ristorante. Da anni il museo organizza concerti e mostre temporanee che hanno coinvolto anche artisti svizzeri. Gli abitanti di Rapperswil possono accedervi gratuitamente e, se non fosse per le mostre e per l’associazione polacche che lo sostengono, il castello sarebbe completamente chiuso ai visitatori.
La collezione del museo è ricca di curiosità e cimeli, nella sua collezione si trovano dipinti di Józef Brandt, di Józef Chełmoński, di Teodor Axentowicz e di Jacek Malczewski, oltre che una collezione inestimabile di 102 miniature di Wincenty Lesseur risalenti alla fine del XVIII secolo, dono della famiglia Tarnowski. La pinacoteca del museo ospita anche una collezione di dipinti di Hanna Weynerowska – Kali, un’artista di San Francisco non molto conosciuta in Polonia. Tra i cimeli storici del museo polacco di Rapperswill sono da segnalare il medaglione contenente alcuni dei capelli di Tadeusz Kościuszko, il suo orologio, la poltrona di Henryk Sienkiewicz e la tastiera silenziosa usata da Jan Ignacy Paderewski per esercitarsi a suonare.
La biblioteca del museo, oltre a libri e giornali clandestini del periodo comunista, conserva riviste di emigranti e di letteratura polacca in lingue straniere, raccolte di grafica e stampe antiche, tra cui l’edizione originale dell’opera di Copernico.