Rientrammo a rivedere le stelle – la mia commedia terrena (scampoli inediti di una trama non tessuta)

Le stelle stavano lì. Tutte. Ad un passo da me. Dove il mio palmo rappresentava la distanza tra l’equilibrio del dolore e l’imperfezione cieca della felicità. Brilla. Brilla tutto in questo momento perfetto. C’è sempre un momento perfetto che sembra arrivare solo per darti la possibilità di poter essere raccontato. Ho speso tutto il mio tempo tempo dietro a concessioni altrui. Un viaggio, il mio, accomunato al destino degli improperi. Sbottante quanto non basta per sfogare una rabbia accumulata da sempre. Fu quindi per caso, tra un gesto inutile l’altro che mi ricordai di questo posto fatto di sale e di sangue.

Come ogni storia questa è la storia di una donna. Bugia. Comincio fin da qui a mascherare la verità. La verità è una coperta troppo corta e i miei piedi sono sempre freddi. In realtà questa è la storia di due donne molto diverse tra loro che io ho amato in maniera diversa. Contemporaneamente. Non so cosa sia l’amore, se la verità è una coperta troppo corta l’amore è una coperta troppo grande, in grado di coprire tutte le bugie, anche quelle più dolorose che diciamo a noi stessi. Due donne agli antipodi con qualcosa in comune, oltre me, un percorso comune di traiettorie differenti. Un matrimonio fallito alle spalle le ha portate da me. Dal primo giorno di primavera all’ultimo giorno dell’anno sono stato lì per loro. Ad aspettarle, a sorreggerle, a condividere questa bugia che abbiamo messo su insieme. Una bugia inzuppata di realtà. Perché anche se sono un eterno indeciso e mi sento sempre perso posso dire che tutto era vero. Tutto è stato vero. Sarà per via del mio mio essere scrittore, situazione che mi ha abituato a manipolare la realtà. Una volta, qualche pagina fa, nella mia immaturità le avrei chiamate con dei soprannomi, ora no, non posso farlo. A arrivò nel primo giorno di primavera, decisa a scappare dalla noia dei banchi di scuola di provincia per incontrare me, il Joker, non quello del Batman, geniale e perverso, quello delle carte da gioco che portano il nome di un recente premio nobel della letteratura o, per meglio dire, il Jolly, il buffone.
C’è un quadro dipinto da Matejko dove uno stanco buffone sta seduto collassato nella penombra, a pensare a ciò che è stato. Alle battute usate, alle risate suscitate. Ebbene sì, se la storia di queste due donne ha un inizio simile. Il mio punto di approdo è decisamente più inverosimile. Un giorno decisi di rientrare a rivedere le stelle. A provare di tornare lì, dove ero stato felice, come nei versi delle poesie di Herbert, in una terra che, dalle parole di un Papa, è di molto lontano.
Qui avevo intuito cos’era l’amore. Anni fa. Una vita fa. Qui mi ero immerso nelle acque sacre delle parole.
Ma col tempo avevo dimenticato tutto. Preso com’ero a traghettare la mia esistenza dal lavoro al divano, tra un telefilm americano e una partita a Batman. Continuando in quel modo potevo solo impazzire. Fermo com’ero nel mio progetto di comprarmi una Ps4 per giocare alle nuove avventure di Batman. Poi l’inaspettato successo di un mio libro fa rimbalzare il mio nome di qua e di là. Qualche premio, un po’ di soldi e via. Che fare? A quel punto le mie scelte potevano essere riassunte dalla canzone dei Clash, Should i Stay or Should i Go. Sì, ho notato anche io che nel descrivere la parte iniziale della mia versione ricorro spesso a citazioni o l’unica spiegazione che, col tempo, mi sono dato è che non aveva una storia davvero mia quindi finivo con l’aggrapparmi alle parole degli altri. Volevo quindi una mia storia, a modo mio, con parole mie.
Accantonai così le nuove strabiliante avventure del Cavaliere Oscuro e indossai il mio costume nuovo. Quello dello scrittore.
Le mie letture erano finite incagliate lì, nella piccola apocalisse di Konwicki, dove l’eredità di un intellettuale è uno shampoo anti forfora.

Il giorno del mio compleanno è uguale a tutti gli altri. 160 messaggi di auguri sul muro di Fb, qualche decina di messaggi privati, sempre su Fb, altrettanti su Whatsapp, 1 su twitter e 3 telefonate di auguri modellano la distanza con il ieri e il domani. Mi concentro su due messaggi. Seguiranno ore interrotte di silenzio che continua fino ad ora.

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