Chi non conosce la Polonia potrà rimanere sorpreso da tutto quello che questa nazione ha da offrire al resto mondo: la bellezza delle sue città e i sapori delle sue pietanze, ma non bisogna trascurarne la letteratura, arte dove la Polonia brilla, come dimostra la lista che vi presento qui di seguito.
Dorota Masłowska
Iniziamo da una giovane promessa, poi mantenuta, del mondo della letteratura polacca. Infatti il suo primo romanzo Wojna polska-ruska pod flaga biala-czerwona, pubblicato da noi come “Prendi tutto” (sigh!), la catapultò ai vertici delle classifiche nazionali e alla vittoria del Nagroda Literacka Nike, uno dei massimi riconoscimenti polacchi in ambito letterario. La Masłowska ha poi pubblicato altri quattro libri, purtroppo rimasti inediti in Italia.
Wojciech Kuczok
Distintosi sulla scena culturale polacca non solo come romanziere ma anche come poeta, sceneggiatore e critico cinematografico, Kuczok è uno scrittore nel senso più vero e più ampio del termine. Il suo primo libro Gnoj si aggiudicò due dei più prestigiosi premi letterari nazionali, cioè il igià citato Nagroda Literacka Nike e il Paszport Polityki. Questo autore, attualmente, è del tutto inedito in Italia.
Wiesław Myśliwski
Wiesław Myśliwski ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1967 e da allora ha costantemente continuato a scrivere ottima narrativa. La traduzione di una delle sue opere, Kamien na kamieniu, ha vinto numerosi premi per la sua qualità. Ha vinto due volte il Nagroda Literacka Nike, nel 1996 e nel 2006. In italiano si può leggere il suo “L’arte di sgranare i fagioli”.
Andrzej Stasiuk
Sicuramente uno degli scrittori polacchi contemporanei più noti a livello internazionale, la sua prosa è alimentata dall’amore per il suo paese e da quello, altrettanto forte, che nutre per la cultura dell’Europa centrale e orientale in generale. Ha vinto il premio Nike nel 2000 per Jadac do Babadag, storia di un viaggio che è partito negli stati baltici ed è terminato in Albania. Questa opera è stata troppo spesso, a mio modesto parere, paragonata al celebre On the Road di Jack Kerouac. Attualmente si trovano quattro traduzioni delle sue opere nella nostra lingua.
Filip Springer
Giornalista e fotografo, il lavoro di Filip Springer offre un esempio di come la verità possa dimostrarsi decisamente molto più avvincente della finzione. Nel suo Miedzianka. Historia znikania ha approfondito le vicende di una cittadina completamente cancellata dalla faccia della terra, come se non fosse mai esisttita. Esplorando le storie profondamente personali e commoventi di questa città e dei suoi ex abitanti, Springer riesce a offrire ai suoi lettori un viaggio illuminante attraverso le sfide che la Polonia stessa ha dovuto affrontare nella sua storia.
Mariusz Szczygiel
Il suo libro più conosciuto e apprezzato è sicuramente Gottland, pubblicato da Nottetempo edizione . Szczygiel ha qui raccontato la storia del XX secolo ceco attraverso una serie di storie affascinanti e tragiche su varie importanti figure ceche. Diversi i riconoscimenti ottenuti per il suo lavoro letterario, tra tutti ricordiamo, l’ Europe Book Prize – Le prix du livre europeen, 2009 e il Nagroda Literacka Nike del 2019.
Hanna Krall
Scrittrice polacca di origine ebraica, aveva solo quattro anni quando i nazisti invasero la Polonia nel 1939. Hanna Krall è nata il 20 maggio 1934 a Varsavia ed è considerata una delle migliori scrittrici polacche contemporanee. Di origine ebraica i suoi libri sono attualmente tradotti in venti lingue.
Wojciech Tochman
La sua opera più famosa, Come se mangiassi pietre, in polacco Jakbys Jadla Kamien, è stata finalista di diversi premi. In queste pagine sono state raccontate alcune delle storie più strazianti del genocidio bosniaco nella prima metà degli anni ’90. Il suo lavoro è denso e spesso difficile da leggere, ma è sempre spinto dal desiderio di comprendere a fondo sia la sofferenza che la resilienza umana.
Olga Tokarczuk
Olga Tokarczuk con l’opera I vagabondi ha vinto il Man Booker International Prize e il 10 ottobre 2019 le è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura «per un’immaginazione narrativa che, con passione enciclopedica, rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita». Bisogna aggiungere altro?